L’Italicum bis nasce azzoppato

La notizia non è che, alla fine di una giornata complicatissima, la commissione Affari costituzionali partorisce il famoso “testo base” sulla legge elettorale. Che prevede l’estensione al Senato dell’Italicum – così come modificato dalla Consulta – al Senato: soglia al tre, premio per la lista che raggiunge il 40, capilista bloccati. Un Italicum bis.

La notizia, tutta politica, è che il testo nasce con una vita assai breve. Ecco Ettore Rosato, che varca un Transatlantico deserto. A microfoni accesi, scandisce: “Il testo base non è la proposta definitiva del Pd”. Il che significa che, sin da martedì in commissione, inizierà una raffica di emendamenti per cambiarlo. In quegli stessi minuti compare in Transatlantico un politico di lungo corso, amico di Mattarella e considerato interprete autentico del suo pensiero. Chiede i microfoni spenti, vista la delicatezza della sua posizione. Poi consegna la sua lettura: “Questo Parlamento non farà mai una legge elettorale compiuta, con un accordo ampio. Ma, attenzione, il problema non è solo questo. Il problema è che il prossimo Parlamento avanti così rischia di non esprimere un governo. Il punto è: come lo fai il governo su queste basi”.

Ecco il punto. Nel giro delle persone più vicine a Mattarella il disegno di Renzi suscita preoccupazione. Perché, se mai qualcuno avesse avuto dubbi, la giornata di oggi ha fatto chiarezza. Il segretario del Pd ha forzato, dando l’idea di voler preparare la rottura. Raccontano i suoi che, quando ha dato ordine di proporre il “verdinellum”, era con i sondaggi sulla sua scrivania al Nazareno: “Abbiamo il 3 davanti, al 4 ci possiamo arrivare”. Poi su facebook, a trattativa in corso, ha scritto parole per aiutare a non trovarlo: “Continuano le grandi manovre parlamentari di chi chiede a parole una nuova legge elettorale ma in pratica non la vuole, e perde tempo, buttiamola sul ridere per non piangere”. Parole sprezzanti, in sintonia con il mood del dopo primarie. Racconta un parlamentare: “Ha fatto una strage in direzione. Ha tolto pure quelli come Tonini che stanno con lui ma non vogliono l’avventura e anche Francesco Saverio Garofani, uomo di Mattarella”.

Ora, la legge elettorale. Il segretario, quando tutti propongono il proporzionale che fino a ieri andava bene anche al Pd, fa mandare all’aria la mediazione: “Via le preferenze, via il maggioritario: così Berlusconi vuole un altro Porcellum. Noi no #avanti” twitta Richetti appena uscito dalla stanza del segretario al Nazareno. Parola d’ordine: forzare sul cosiddetto verdinellum, che si potrebbe anche definire tedesco italianizzato (metà collegi, metà proporzionale con sbarramento al 5). È stato così fatto proprio dal Pd che ormai viene chiamato Rosatellum, perché Ettore Rosato si è speso molto nella sua estensione della proposta di legge e nella sua difesa. Alla Camera saranno presentati emendamenti per modificare il testo base, poi la grande conta al Senato. Cercando un’asse con Lega, Ala e centristi, a cui è stata già proposta un’alleanza col Verdinellum. Il pallottoliere a palazzo Madama dice che è difficile, ma non impossibile raggiungere 160 voti. Ma soprattutto dice che, se venisse bocciata lì la legge, allora non ci sarebbero più alibi. Immaginate la scena, dice qualcuno attorno a Renzi: forzi alla Camera sul verdinellum, poi vai al Senato con una legge approvata in un ramo del Parlamento, fai un grande appello, se te la bocciano vai da Mattarella e gli dici “c’abbiamo provato, ora fai un decreto si vota con l’attuale”.

E qui torniamo alla preoccupazione del vecchio politico amico del capo dello Stato. Che è già con la testa in questo scenario e ne intravede il rischio, per l’oggi e soprattutto per il domani. Il rischio è che si stanno ponendo le basi, detta come va detta, per un enorme casino. Perché su queste basi è complicato fare un governo, con questa legge, ma anche con questo clima. Franceschini, nella sua intervista al Corriere, aveva suggerito di fare un accordo con Berlusconi oggi sulla legge per poi farlo domani sul governo. Il segretario sceglie portare la logica maggioritaria nel proporzionale, mettendo le dita negli occhi a chi vuole trattare, puntando sul 40 per cento. Ovvero: l’azzardo.

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