Manovra, pressing sull’Italia. E la Web tax è più vicina
Roma – Un intervento a tenaglia sull’Italia per convincere il governo ad adottare una legge di Bilancio rigorosa.
È quello che attraverso diversi interventi personaggi autorevoli del mondo economico internazionale stanno effettuando per orientare le scelte future di Paolo Gentiloni e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Quest’ultimo, impegnato a Bari nel G7 finanziario, ha ben recepito il messaggio e sta cercando di adeguarsi senza sconvolgere i già precari equilibri di maggioranza.
Non si può spiegare altrimenti l’impegno profuso in questi giorni per sdoganare la web tax a livello internazionale. Si tratta di una normativa fiscale che intende colpire i colossi del web (Google, Apple, Facebook, Amazon, ecc.) tassandoli laddove il fatturato viene realizzato non consentendo loro di computare le singole transazioni commerciali come una fornitura di servizi verso i singoli Paesi da parte della filiale europea, solitamente situata in Irlanda dove l’imposta sui redditi societari è molto bassa. «È una proposta che sta prendendo corpo», ha dichiarato ieri Padoan che è riuscito a far inserire nella bozza del comunicato finale del G7 un accenno al prossimo rapporto Ocse sull’economia digitale (previsto a marzo 2018) come testo nel quale saranno raccolte il progetto di web tax globale.
Perché mai tanta sollecitudine? Perché il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd), ha presentato un emendamento alla manovrina che introduce temporaneamente la web tax con lo scopo di ridurre il prelievo sugli altri soggetti, a partire dai professionisti per i quali si sta pensando di addolcire (se non di eliminare) lo split payment dell’Iva sulle fatture emesse alla pa. Il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha già dato il via libera, mentre ha sottolineato che quanto alle proposte di modifiche sulla tassazione dei giochi si potrà fare poco: la stangata su slot e videolotterie resta.
Tra i 2.600 emendamenti spuntano anche quelli relativi alla cedolare secca sulle piattaforme Internet per le case vacanza e i bed and breakfast (la tassa Airbnb): tra queste una tassa di soggiorno anche per chi viene ospitato in questo tipo di strutture (in realtà alcuni Comuni come Roma la adottano già, si tratterebbe di un’estensione). Viene inoltre suggerita un’imposta del 10% sui redditi di chi affitta gli appartamenti fino a 5mila euro, mentre l’aliquota del 21% prevista dalla tassa, che partirà il primo giugno, si applicherebbe oltre quella soglia. Irritato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa: «Nuovi balzelli del Pd dopo Imu e Tasi, allora si vietino gli affitti brevi!».
Un altro emendamento firmato dall’ex viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti (Sc) punta a introdurre anche in Italia la tassazione «acchiappa pensionati» come fanno Spagna e Portogallo. Si propone di tassare con un’aliquota agevolata del 10% e per 15 anni i redditi da pensione erogati da soggetti esteri a chi trasferisce la propria residenza fiscale in Italia in modo da incrementare gettito e consumi. Nunzia De Girolamo (Fi) ha proposto, invece, di estendere la rottamazione ad avvisi di accertamento e a tutte le liti fiscali.
Se per una manovrina da 3,4 miliardi la tensione è così alta, la legge di Bilancio sarà una Via Crucis. Dopo l’altolà del ministro delle Finanze tedesco Schäuble, ieri anche l’ex premier Mario Monti e l’ex consigliere Bce Lorenzo Bini Smaghi hanno avvertito Palazzo Chigi: l’Italia deve rispettare i vincoli Ue. Da Bari il commissario Ue Moscovici ha anticipato che all’Italia non sarà negata la flessibilità e il ministro Padoan si è intestato il merito di «aver cambiato l’agenda Ue». L’autunno, però, sarà molto caldo e l’Italia è già nel mirino.