Morto Oliviero Beha, aveva 68 anni
Amato e odiato, tante volte premiato per i suoi libri, le trasmissioni in radio e in tv, i saggi critici. Ma anche censurato e osteggiato, spesso in polemica. Oliviero Beha, morto questa sera a Roma a 68 anni, era un po’ così. In qualche modo un Brontolo, dal titolo di una sua fortunata trasmissione su Rai 3, chiusa tra le polemiche nel 2013. Giornalista, ma anche scrittore, saggista, autore teatrale – grande amico di Albertazzi che ha salutato solo un anno fa – è stato un lettore attento e caparbio della società e spesso una voce contro.
Ad ucciderlo, racconta la figlia Germana, «è stato un male molto veloce». Ma se n’è andato nel suo letto, aggiunge, «circondato dalla sua grande famiglia allargata. Papà era uno che amava tantissimo la famiglia, la sua grande famiglia allargata di parenti e amici». Lascia la moglie, Rosalia, e tre figli, Germana, Manfredi e Saveria, nata con la sindrome di Down, che era stata protagonista con lui, due mesi fa di una puntata di Nemo, su Rai2, per sfatare luoghi comuni e pregiudizi.
L’esordio in tv è del ’87, con Andrea Barbato in Va’ Pensiero, contenitore culturale in onda su rai3 tutte le domeniche. Ma la grande popolarità arriva nel ’92 con Radio Zorro, programma di servizio di radiorai seguitissimo e premiatissimo, che nel ’95 si fonderà con 3131 trasformandosi in RadioZero 3131 e diventerà una sorta di caso subissato dall’interesse degli ascoltatori con un record di 300 telefonate in un’ora e mezza di trasmissione. RadioZero verrà portato anche in tv , con Video Zorro su Rai3. Poi ci saranno La Gazzetta dello Spot, sempre su Rai3 con Barbato (1989-90) e Brontolo, dal 2010, ancora una volta sulla terza rete del servizio pubblico.
Giornalista, appassionato di calcio (fece un enorme scalpore nel 1984 la sua inchiesta sui Mondiali dell’82 nella quale sosteneva che la partita tra Italia e Camerun fosse stata combinata) e di società, ma anche grande amante del teatro, per il quale ha scritto testi, e poeta. Tra i suoi titoli, All’ultimo stadio (Selezione Bancarella), Anni di Cuoio (Premio Chianciano) Inverso (Selezione Viareggio).
L’ultimo libro, Mio nipote nella giungla. Tutto ciò che lo attende (nel caso fosse onesto), pubblicato nel novembre 2016 con Chiarelettere, era dedicato a Michele, amatissimo figlio di Germana. Un po’ racconto, un po’ confessione, un po’ pamphlet, ancora una volta uno sguardo crudo e critico sul mondo di oggi.
Un «manuale di sopravvivenza pratica», spiegava lui, che sempre sul blog era intervenuto il 15 marzo in video, il maglione rosso, un viso che solo a posteriori si potrebbe giudicare sofferente, per lanciare un appello accorato ai suoi lettori: «Il libro è stato pubblicato, ma non si trova in vendita. C’è un problema di distribuzione. Aiutatemi, segnalatemi le librerie che ce l’hanno». Ancora una volta da combattente. «Era molto amato e lo sapeva, era felicissimo dell’attenzione dei suoi lettori e di chi lo seguiva in tv – commenta oggi la figlia – amato e odiato, lui era così». La sua voce, ostinatamente indipendente, mancherà a tanti.
Una sua intervista al Salone del libro di Torino
È dedicato a Francesco Totti il suo ultimo post pubblicato su Facebook: «Se hanno fatto questo macello con #Totti, presumibilmente in grado di difendersi, figuratevi con gli altri – scrive, linkando un suo articolo pubblicato sul Fatto dal titolo La gestione-Totti. È autolesionismo – il calcio italiano è una landa opaca in cui competenze, sentimenti, emozioni, denaro, denaro, denaro finiscono in un buco nero in cui è difficile distinguere qualunque cosa».
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