Adesso Grillo prova a flirtare con la borghesia lombarda
Anche per Beppe, inteso come Grillo, c’è una città in salita da conquistare: Milano. Non fosse altro per i suoi grattacieli che racchiudono in forzieri di vetro opaco il potere economico italiano, la metropoli lombarda rimane la vera realtà in cui confrontarsi e, possibilmente, vincere. Cosa che finora, al Movimento 5 stelle, è riuscita malissimo, visti i numeri minuscoli ottenuti alle ultime elezioni e nei sondaggi più recenti. Il grillismo sfonda dove trionfa l’inefficienza, non dove le cose, bene o male, funzionano, nota Alessandro Aleotti, direttore di Milania, think thank milanese con Bassetti e Tognoli. «A Milano le lune di miele iniziano e durano finché si dimostrano capacità. E non mi sembra che nelle città amministrate i grillini abbiano brillato», sottolinea Sergio Scalpelli, ex assessore nella giunta Albertini, uomo di pubbliche relazioni e politologo di lungo corso.
Così, per capire il futuro del Movimento, tanto per restare a un tema caro a Casaleggio Junior, bisogna forse fare un piccolo salto nel passato. Precisamente al convegno di Ivrea del 7 aprile scorso e prima ancora a una lettera pubblicata sulla prima pagina del Corriere della Sera, il 3 aprile, firmata dal giovane Casaleggio che, in memoria del padre, annunciava appunto non solo il grande raduno ma anche una «riflessione sulla politica italiana». Si tratta in realtà della prima iniziativa del Movimento rivolta direttamente all’establishment del nord e in particolare a quello lombardo.
L’attenzione di Grillo e Casaleggio verso Milano è altissima, come dimostra la scelta di affidare al giornale che esprime da sempre lo spirito della borghesia cittadina gli annunci più importanti della vita del Movimento: dal convegno di Ivrea alla nuova strategia verso il mondo cattolico lanciata ieri con un’intervista a Grillo. Insomma, più si avvicina la possibilità di aspirare al governo, più si allontano i tempi dei “Vaffa day” e più si cerca una sponda perfino nel vituperato giornalismo borghese.
Tra i volti “noti” di Ivrea, ecco un imprenditore come Arturo Artom, già vicino a Enrico Letta, e poi con Mario Monti; tra i manager, spicca l’amministratore delegato di Google Italia, Fabio Vaccarono, o il direttore dell’Ispi Paolo Magri, fino al primario dell’Istituto dei Tumori Ermanno Leo (che qualcuno ha definito esageratamente il prossimo ministro della Sanità grillino), seguono i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Enrico Mentana, fino a Marco Travaglio. Alla fine però a pesare davvero è un’assenza: quella del procuratore Francesco Greco che pure era stato premurosamente invitato e compariva tra gli ospiti ufficiali.
Tanto che Nuzzi, conduttore di successo a La 7 e in questo caso anche un po’ organizzatore dell’evento, se ne rammaricherà pubblicamente. L’assenza del procuratore non è un’assenza di poco conto, perché Greco non è soltanto un ex componente del pool di Mani Pulite, ma è anche l’uomo che a Milano ha imposto le tasse ai grandi gruppi del web, da Apple a Google, che ha gestito il ricambio all’Ilva di Taranto, che ha ispirato la “voluntary disclosure” per il rientro dei capitali dall’estero e che, soprattutto, è capace di giocare, facendosi temere, sulla complicata scacchiera dei poteri forti meneghini. Lo sbarco di Grillo sotto la Madonnina insomma, al momento è rinviato. Anche se si aspetta di capire chi verrà schierato alle elezioni in Lombardia, dove, secondo un sondaggio recente, l’esponente del Movimento più importante, tale Stefano Buffagni, risulta sostanzialmente uno sconosciuto.
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