Maroni: “La Lega non può stare a destra. Non sono agli ordini di Salvini”
Lo spirito è allegro, la voce serena: «Vuole sapere per chi ho votato? Ma per la Lega, naturalmente… Il nome non lo voglio dire. E comunque non sono affatto preoccupato per le dichiarazioni di Salvini. Con lui non c’è mai stato uno scontro ma una leale collaborazione, una dialettica sana come dovrebbe esserci in ogni partito».
Salvini, ha già iniziato a mettere in chiaro le cose: dice che con Alfano e gli alfaniani le alleanze sono finite, Lombardia compresa. Vi mette in crisi?
«No, penso proprio di no. Premesso che quello che decide, una volta eletto, è il segretario ed è lui che determina la linea politica, ciò che dice Salvini io lo condivido: non ci possono essere alleanze diverse a livello nazionale e regionale . E poi in Lombardia gli ex Ncd, oggi “Lombardia popolare”, hanno già preso le distanze da Alfano. Comunque, quando sarà il momento, farò tutte le verifiche: se ci saranno le condizioni per avere una maggioranza di centrodestra coesa, bene. Altrimenti vedremo».
Bene, perché i toni sembravano un po’ da ultimatum nei suoi confronti. Anche Sel e il Pd dicono che lei sia la prossima vittima sacrificale di Salvini…
«Anche con Bossi ho avuto scontri forti, anche ai suoi tempi c’era chi mi voleva cacciare dalla Lega, ma abbiamo sempre superato le incomprensioni in nome della Lega. Quando io dico “prima il Nord” è perché come governatore della Lombardia ho questo compito. Non vuol dire che sia contro la decisione di Salvini di guardare al Sud. Poi però dovrà essere lui a spiegare che il referendum in Lombardia vuol dire meno soldi al Sud e più denaro al Nord. Io faccio la mia parte».
A proposito di Bossi: il Senatur ha già detto che è pronto ad andarsene…
«Bossi sbaglierebbe se dovesse uscire dalla Lega. Mi spiace per lui, ma la politica va avanti a prescindere dai buoni sentimenti».
Ritirata tattica?
«Guardi, io non ho nulla contro Salvini, non sono il suo competitor. L’ho voluto io segretario nel 2013 dimettendomi in anticipo. Sta facendo cose importanti e neppure lui vuole attorno a sé degli “yesman”. Con lui c’è una leale collaborazione».
Anche se sembra dividervi tutto: lei, come Berlusconi, ha detto di non condividere il lepenismo di Salvini. Quale spirito crede che prevarrà nella Lega?
«Credo che questa fase del lepenismo in realtà sia conclusa. E non tanto perché Marine Le Pen ha perso ma perché ha un progetto politico opposto rispetto al nostro. Il Front National vuole uscire dall’Europa e tornare allo stato nazionale francese, noi vogliamo invece l’Europa dei popoli e delle regioni, come insegnava Miglio. E poi la stessa Le Pen ha detto che il lepenismo è morto. E ne prendo atto con soddisfazione. Perché la Lega non è di destra e un’altra cosa…».
Questa è bella: Salvini negli ultimi anni ha completamente abbracciato la destra!
«Infatti non sono d’accordo e l’ho detto a Salvini: la Lega non è di destra, noi abbiamo fatto cose in Lombardia che le regioni rosse si sognano, dal bonus bebé al welfare. Cose tipiche delle politiche di sinistra. Per noi ci sono i lombardi, non quelli di destra o di sinistra».
Maroni, lei avrà anche l’animo di sinistra ma il suo segretario…
«Su questo c’è diversità di opinioni con Salvini ma sono convinto che anche per lui questo sia un peso. D’altronde ricordo quando nel ’96 era segretario dei giovani comunisti padani…Quelle sono le origini e sono sicuro che alla fine anche lui condividerà questa posizione».
Tornando al Pirellone, dopo le dichiarazioni di Salvini, lei di fatto in Regione non sembra messo benissimo.
«Il mio orizzonte adesso è concludere la legislatura e, arrivare al referendum per l’autonomia fiscale del 22 ottobre, il cui obiettivo è poter trattenere qui i nostri soldi, senza mandarli più al Sud, come avviene oggi e su questo la maggioranza è compatta. Quello sarà il vero spartiacque anche per future alleanze».
Si va a votare in anticipo ad ottobre?
«Dipende dalla politica nazionale».
Non dal suo processo? Se condannato, dovrebbe dimettersi.
«Secondo la legge Severino ci sarebbe una sospensione di 18 mesi. Uso il condizionale perché poi, come è successo per De Luca e De Magistris, i giudici hanno sospeso la sospensione. Nel merito invece, ritengo che in nessun paese civile si sarebbe proceduto a processare un politico per un viaggio istituzionale che non ha mai fatto. Costo zero per la Regione. Non vedo l’ora che questa storia finisca».
Il suo avvocato però oppone continui rinvii. Si difende anche lei «dal processo»?
«Il mio avvocato fa quello che deve fare nel mio interesse».
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