“Ai negri tre euro e 50 A Sacco e al prete 400mila in contanti”
Che affari, gli immigrati. Le creste sul cibo, i fondi per l’accoglienza che piovono a milioni, gli appalti e i subappalti. Controllava tutto, il clan. Isola Capo Rizzuto era il dominio. E il Cara – il più grande d’Europa – una gallina dalle uova d’oro.
FRUTTA MARCIA
È il 16 novembre 2015. Antonio Poerio, socio occulto del Quadrifoglio (società che gestisce il catering del Cara) è al telefono con un non meglio identificato Vincenzo.
Si parla di cibo. Cibo che sarebbe meglio buttare.
Vincenzo: «eh Antò, si stanno lamentando che il pane tutti i giorni è duro. La frutta non è buona che entrano i marocchini e noi dobbiamo cacciarli fuori… O glielo dici tu o ci litigo».
Poerio: «Ma chi è che si lamenta?»
V: «Rossana e come ti chiami tu Eugè chi è che sta dicendo dice che devo cacciare i marocchini? Lo vedi qua gridano cosa devo fare prendo e me ne vado o ci litigo e ammazzo qualcuno».
DISTRIBUTORI
Altra intercettazione, ancora Antonio Poerio. Il dialogo con due interlocutori (C e M) finisce sul guadagno che si può ricavare dalle macchinette che distribuiscono cibo, snack e dolci. Alimenti da pochi euro. Ma il punto è un altro: da un lato ci sono i guadagni dei malavitosi. Dall’altro, i pochi spiccoli in mano agli ospiti del Cara.
C: «C’è n’è molto guadagno con queste macchinette qua?»
A: «Ci guadagni il doppio… Tu, una busta di patatine la paghi 20 centesimi e la cinquanta o sessanta centesimi… quanto ci guadagni? Una Cocacola sai quanto costa in lattina? 20 centesimi … quindici, venti».
C: «E al bar la vendono un euro e cinquanta».
A: «Lascia stare che quelle del bar costano un po di più di queste qua… e tu la vendi ottanta… certe cose dolci Marì… quei tronchetti di brioche».
M: «Sì».
A: «Di trecento grammi… quelli li paga a settantacinque… ottanta… una cosa di queste… due euro».
M: «Nel campo?»
A: «Sì».
M: «E i negri dovrebbero comprarseli… I negri… gli toccano due euro e cinquanta o tre euro e cinquanta il giorno… tre e cinquanta… hanno una scheda loro… prima glieli doveva dare la misericordia tutte queste cose… adesso pure glieli deve dare la Misericordia… pero’ là una volta gli arrivavano è un bordello… la prefettura ogni volta faceva un bordello… come se non gliene davano… adesso invece una volta che ti carichi la scheda… poi tu vai e te la scarichi la scheda… e ti prendi quello che vuoi… la scheda del telefono… la cosa… e quindi… possono spendere quel… quanto vogliono… quanto vuoi… tre euro e cinquanta al giorno… però sull’appalto se lo gestiva la Misericordia… loro quanto comprano, devono vendere… non ci deve essere…».
A: «Guadagno».
M: «Guadagno… invece questi qua… alla misericordia gli fatturano già finito… guadagni hai capito…».
A: «Ahhh».
M: «Quindi la misericordia è pulita… per i fatti suoi… cosa guadagna la misericordia? Lo sponsor della squadra… centoquarantamila euro… centoventi… cento… centoquarantamila euro l’anno… ieri mi ha detto a me… Tonino vedi tu quanto ti devo dare … la cosa… gli ho detto Leonà… tu a me vedi alla fine… come guadagni… poi ti regoli sul guadagno… come dici tu … come dici tu … vabbè».
LA FOTO CON IL MINISTRO
In una conversazione tra Francesco Cantore e Antonio Poerio i due discutono delle spettanze di lavoro di Paola, compagna del primo, che lavorava al Centro di accoglienza. Cantore è preoccupato del fatto che la compagna potesse essere licenziata. La donna, infatti, era in malattia da molto tempo e voleva che Poerio intervenisse in suo favore, assieme a Leonardo Sacco. Mica facile, però. Poerio accampa qualche scusa. C’è la crisi economica, dice. Ma una strada si trova sempre. Ed è la strada che conduce ai palazzi del potere. Spuntano nomi di politici. E una foto con il ministro Alfano.
A: «Il problema qua l’hai visto come ti fanno?»
F: «Ehh…»
A: «Ti fanno demoralizzare… ti fanno demoralizzare».
F: «Il coso là, l’Espresso…».
A: «Ehh, hai visto?»
A: «’Sti figli di puttana».
F: «Ormai i processi li fanno solo i giornalisti».
A: «Ma sono 10 anni, ma… 10 anni, no?»
F: «A quella Raggi (il sindaco di Roma, ndr) gli stanno facendo tante di quelle cose».
A: «Uhh, poverina a quell’altra cazza di ragazza».
F: «La miseria… i giornalisti».
A: «Ma quelli lo fanno, glielo fanno apposta… allora come?»
F: «Ma comunque va, speriamo bene… tutto passa».
A: «Eh, ma qua ogni anno ci attaccano a noi».
A: «No, il problema è che ora ci saranno le elezioni prossimamente».
F: «Eh».
A: «Se non sono questo anno saranno l’anno che viene, quindi…».
F: «eh, quindi…».
A: «Ad Alfano (il ministro degli Esteri, ndr) lo vogliono proprio buttare a terra».
F: «Sì, sì»
A: «Ma vedi che non è che teniamo la fotografia con Totò Riina».
F: «E infatti».
A: «Io tengo la fotografia con un Ministro… ma chi cazzo non la vorrebbe una fotografia con un Ministro, scusa?»
F: «Eh, eh, eh, scusa…»
A: «Ma onestamente con un Ministro della Repubblica».
F: «Allora Di Pietro (l’ex ministro e magistrato, ndr), coso, non aveva fotografie con ‘ndranghitisti e cosi?!».
A: «No ma io non è che ce l’ho«.
F: «Ehe…».
A: «Io ce l’ho con un Ministro compà ma stiamo coglioneggiando? E poi dove ce l’ho sta condotta macchiata?».
F: «Ma poi scusa un poco, un Ministro…».
A: «Una cazza di pistola fradicia di merda io tenevo…».
F: «Ma poi un Ministro… oppure una persona normale… quando parla con una persona gli deve chiedere la carta d’identità e tutto?».
A: «No aspetta… noi a quella cosa, a quella cena che siamo andati, prima di andare, dieci giorni prima abbiamo mandato i nostri documenti… la loro… il loro ufficio accertano chi sono io, chi è quello, quello e quell’altro».
F: «Evidentemente non c’era niente».
A: «E hanno visto che io ero buono… ch … ma lo vedi che lui neanche replica? Il Ministro… che cazzo gliene frega a lui?!».
F: «Sì».
A: «Lo attaccano tutti i giorni a tutti i cazzi… guarda ora stavo leggendo del padre di Renzi (l’ex premier, ndr)».
F: «Ah, sì ora».
A: «Lo hanno fatto per influenza… meh denunciato per influenza…e influenza di che? Ha una febbre? Perché dato che era influente può darsi che andavi là e andava là»
I CONTANTI
La gestione del campo – si legge ancora dalle carte – è un pozzo di guadagni. Così tanti che è possibile «girare» 400mila euro in contanti nelle tasche giuste. Ne parlano Antonio Frustaglia e Angelo Muraca.
M: «no, come mi chiamano gli dico… quei quattrocentomila euro dove li hai messi? A Leonardo Sacco e al prete (Don Edoardo Scordio, ndr). Se li dovevano dividere loro. Glieli ho presi liquidi e glieli ho dati a loro».
IL GIORNALE