Etruria, Ghizzoni vuol parlare. Ma il Pd è pronto a insabbiare
Roma – «Se mi convocheranno parlerò alla Commissione di inchiesta: in Parlamento, non sui giornali, risponderò ovviamente a tutte le domande che mi faranno».
L’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha mostrato una sostanziale disponibilità al dialogo non smentendo le indiscrezioni dell’ex direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, che lo indicavano come oggetto di pressioni nel 2015 del sottosegretario Maria Elena Boschi al fine di valutare acquistare Banca Etruria del quale il padre era vicepresidente. «Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo», ha aggiunto Ghizzoni parlando con Repubblica. E il fatto che de Bortoli non abbia ancora ricevuto la fatidica querela da parte di Boschi appare un’ulteriore conferma della fondatezza del suo scritto, sebbene voci di Palazzo lo indichino alla ricerca di un modo per «ricucire» con i renziani.
Il problema, dunque, è la commissione d’inchiesta che dovrebbe avere il via libera definitivo alla Camera il 24 maggio e iniziare a funzionare prima della pausa estiva. I tempi di esercizio sembrano proprio ristretti visto che la legislatura è in scadenza. Ieri il segretario Matteo Renzi ha auspicato un rapido avvio dei lavori. «La si faccia partire, il Pd ha votato a favore e i Cinque Stelle no: prima si entra nel merito prima si capirà finalmente di cosa parliamo, quando si tratta di banche e delle responsabilità della classe dirigente», ha scritto nella sua e-news adombrando ancora omissioni da parte delle autorità tenute a vigilare (Bankitalia e Consob). Entusiasmo stoppato dal presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia. «La commissione non nasce per Etruria. E ascoltare Ghizzoni non mi sembra ora una priorità del Paese, ma certo, se qualcuno ha mentito di fronte al Parlamento, dovrà assumersene tutta la responsabilità», ha dichiarato, in pratica ammettendo che l’affaire dell’istituto aretino non viene considerato dirimente. E, dunque, dando l’impressione che il Pd dica di volere l’inchiesta ma senza poi quella fretta così sbandierata. Anche perché, considerata la storica vicinanza tra banche e potere politico locale (dove il Pd è massicciamente presente), i dem avrebbero tutto da perdere.
Il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, ha sostanzialmente smentito le tesi di Boccia. «In sei mesi – ha detto – si può fare di tutto, si possono audire tutti i vigilanti, a partire dal governatore della Banca d’Italia Visco, e tutti i protagonisti di questa crisi tragica del nostro sistema bancario». Secondo l’ex ministro, «chi dice che non si può far nulla lo dice perché evidentemente vuole insabbiare: pensiamo a Monte Paschi, pensiamo a Banca Etruria, a tutte le banche fallite che avevano al loro interno politica sinistra».
Ecco perché il blog di Beppe Grillo è ritornato sull’argomento. «Senza querela la magistratura non potrà indagare e l’eventuale verità giudiziaria non verrà a galla: non querela, no party!», si legge in un post. Una presa di posizione che ha determinato la risposta del ministro delle Infrastrutture, Grazino Delrio, l’unico renziano ad avere ammesso di aver ricercato una soluzione per Etruria interloquendo con l’ex presidente di Bper, Ettore Caselli. «Non ho niente da nascondere», ha replicato. Il premier Gentiloni (in visita in Cina) e il ministro dell’Economia Padoan restano in silenzio. Fedeli al principio quieta non movere.
IL GIORNALE