La sinistra riscopre la sicurezza dei diritti
di GIULIANO PISAPIA
LA conseguenza delle nuove norme sulla sicurezza rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang in vista delle prossime elezioni: si offre infatti al centrodestra l’occasione di strumentalizzare la giusta esigenza di sicurezza dei cittadini e, in particolare, di quelli appartenenti alle fasce più deboli. Esigenza che, si badi, non va sottovalutata: la sinistra non può trascurare la questione sicurezza proprio perché le conseguenze della criminalità vengono subite soprattutto dai più deboli, economicamente e socialmente. Ma si debbono rispettare i princìpi e i valori della democrazia » . Penso a quello che sta succedendo in questi giorni e rileggo queste righe che avevo scritto in un articolo a commento del pacchetto sicurezza nell’anno Duemila.
È passato molto tempo, le ideologie si sono scolorite, i problemi concreti sono cambiati, ma ci sono dei temi che continuano ad essere motivo di preoccupazione di tutti. Uno di questi è la sicurezza e proprio per questo ritengo necessario fare una precisazione: io continuo a credere che esista una profonda differenza tra destra e sinistra. E penso che questa differenza emerga in modo prepotente nell’affrontare i temi legati alla sicurezza. E che il punto di partenza non possa essere che quello di rispettare i princìpi della nostra Costituzione per evitare la lesione di diritti individuali e collettivi. Quello che mi preoccupava nel Duemila, e ancora oggi mi preoccupa, è che la sinistra si accontenti di proporre semplicemente le ricette che sembrano più “popolari”. E che sulla sicurezza, ma anche sulla legittima difesa e sui migranti, vi siano state, in Parlamento e nel Paese, ulteriori divisioni anche all’interno della sinistra e del centrosinistra. Con iI ministro Minniti che ha parlato del pacchetto sicurezza come di un provvedimento di sinistra e Roberto Saviano che lo ha definito degno “della peggiore destra”.
Non credo che le norme approvate recentemente siano di sinistra, come sostiene il ministro Minniti. Ma sono anche certo che se avessimo una maggioranza di destra la situazione sarebbe certamente peggiore. Tanto per rinfrescare la memoria: ci ricordiamo le leggi “ad personam”, l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, la Bossi-Fini che aveva cancellato proprio gli articoli della legge Turco- Napolitano che favorivano la legalità e il reinserimento sociale e lavorativo degli extracomunitari? Il fatto è che la destra, che con le sue leggi non ha risolto i problemi della sicurezza, continua a strumentalizzare per finalità esclusivamente elettorali situazioni non facili da affrontare. C’è un principio invalicabile, fissato dall’art. 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo … e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» . Articolo che non si riferisce — come in altre parti della Costituzione — solo ai diritti dei cittadini, ma a quelli universali, senza alcuna distinzione.
Chi fa proposte conoscendo i dati della realtà, sa che quella dell’insicurezza è soprattutto una percezione, che contrasta con il fatto oggettivo che i reati sono calati. Il che non significa ignorare il problema, ma essere consapevoli che è sempre miope cavalcare le strumentalizzazioni del centrodestra rischiando un vero e proprio effetto boomerang. Perché, ad esempio, modificare, e peggiorare, la legge sulla legittima difesa che si è dimostrata in grado di garantire il diritto di difendersi dalle aggressioni e di evitare ingiuste condanne o ulteriori pene per le vittime di aggressioni?
E se è vero, oltre che indispensabile e urgente, trovare una soluzione per accorciare i tempi delle decisioni relative al riconoscimento dello status di rifugiato, non sarebbe stato meglio eliminare le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, che non garantiscono la terzietà e imparzialità della giurisdizione, e mantenere i tre gradi di giudizio? Non sarebbe stato più utile incrementare l’organico della magistratura anziché assumere 250 “unità a tempo indeterminato” per le Commissioni ministeriali? A maggior ragione se si considera il numero elevato di annullamento delle decisioni delle Commissioni da parte della magistratura giudicante.
Per quanto riguarda il cosiddetto “pacchetto sicurezza” vi sono certo norme positive richieste dai sindaci che spesso non hanno gli strumenti per contrastare il degrado urbano, ma non si può confondere il degrado con la sicurezza o l’ordine pubblico. Sono questioni diverse la cui responsabilità deve essere affidata a chi ha le giuste competenze e professionalità. Un conto è la collaborazione tra diverse istituzioni che le nuove norme tendono giustamente a rafforzare, altro è l’intervento repressivo che, invece, non può essere di competenza di chi ha un ruolo amministrativo. Nel confronto parlamentare il decreto legge è stato, in alcune parti, migliorato rafforzando il tema della prevenzione e della coesione sociale, ma le criticità e i rischi di un uso improprio dei nuovi poteri da parte di chi ha il compito di amministrare certamente esiste. Un più attento esame da parte del Parlamento, reso impossibile dai tempi per la conversione di un decreto legge, sarebbe stato non solo utile ma anche necessario per evitare il rischio di un uso meramente repressivo delle nuove norme, come già è avvenuto da parte di alcuni sindaci leghisti. E per evitare i rischi denunciati da Roberto Saviano, da molti parlamentari di sinistra e dalle associazioni quotidianamente impegnate nell’aiutare i soggetti più deboli.
So bene quanto è difficile governare una città e posso immaginare quanto sia difficile governare un Paese, soprattutto quando le diseguaglianze aumentano giorno dopo giorno, ma anche per questo sono convinto che un confronto più sereno e costruttivo a sinistra, soprattutto su temi così delicati e difficili, non può che contribuire a trovare le soluzioni più equilibrate e più giuste, oltre che più efficaci.
REP.IT