Blue whale, così muoiono i ragazzi che finiscono nel “gioco” dell’orrore
Le immagini fanno impressione (guarda il video).
Sono il risultato dell’orrendo gioco dell’orrore che si è diffuso in Russia e ultimamente è arrivato anche in Italia, a Livorno, come spiegato in un servizio de Le Iene. Si chiama Blue Whale ed è un insieme di follia e pressioni psicologiche, plagio e omicidio che ha portato centinaia di ragazze e bambini a uccidersi. Per “gioco”. Per il Blue whale.
Online si trovano le riprese dell’ultimo atto, il più coraggioso. Giovani che si gettano dai grattaceli, che si spaccano la testa sulla strada sottostante, che rimangono esanimi sul marciapede uno di fianco all’altro. Ci sono almeno due giovani ragazzi, cui gli amici fanno i filmati con il cellulare attendendoli da sotto. Come se fosse un film, ma senza stuntman. Oppure tre bambine sul tetto di un palazzo: due di loro si gettano, una dopo l’altra, la terza riprende e poi si sporge per vedere che fine hanno fatto le sue compagne. I loro corpi sono lì, a segnare la parola “fine” ad un gioco che dura circa 50 giorni e che si diffonde sul web. È l’orrore del Blue whale.
Così si muore per il Blue whale
I ragazzi finiscono nella rete dei curatori (tutori che dettano le regole agli adolescenti) attraverso social network e blog. Una volta entrari nel tunnel, è quasi impossibile uscirne. Forse per sfida, forse perché all’inizio non si conosce il macabro finale. Una dopo l’altra, i curatori di Blue whale comunicano giorno dopo giorno le 50 regole alle vittime. Un esempio? Giorno uno: “Incidetevi sulla mano con il rasoio “f57” e inviate una foto al curatore“. Giorno due: “Alzatevi alle 4.20 del mattino e guardate video psichedelici e dell’orrore che il curatore vi invia direttamente“. Giorno 3: “Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli, poi inviate la foto al curatore“. E così avanti fino al 50esimo giorno, quello fatale: “Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita”. Ovviamente il tutto, assicurandosi che qualcuno possa riprendere le immagini.
Quasi tutti i suicidi avvengono così. I curatori chiedono all’ultimo giorno di gettarsi da un palazzo. Solo ad una ragazza, considerata ora una sorta di eroina illuiminata, i curatori chiesero una morte differente. Ovvero di dirigersi lungo la ferroria e di poggiare la testa sui binari, per farsi decapitare dal treno. Fine del gioco: ha vinto il Blue whale.
IL GIORNALE