Gli islamici chiedono l’8xmille. Obiettivo: costruire le moschee
Domenica scorsa si è ufficialmente costituito il comitato promotore della Costituente islamica italiana. Come aveva già scritto Magdi Cristiano Allam sul Giornale, uno degli obiettivi è attingere ai soldi dell’8×1000.
Una montagna di soldi che verrebbero usati dalle comunità musulmane per “estendere e controllare la rete delle moschee che sono le roccaforti dell’islamizzazione del nostro Paese”.
Nel 2010 il parlamento aveva consentito a partecipare alla ripartizione dell’8×1000 soltanto a cristiani ortodossi, buddisti, mormoni, induisti, apostolici, testimoni di Geova, ebrei, valdesi, evangelici, luterani, avventisti del settimo giorno, pentecostali. Adesso anche i musulmani vorrebbero provare a spartirsi la torta. “Siamo la seconda comunità religiosa del Paese – spiega a ItaliaOggi uno dei promotori, Hamza Piccardo uindi abbiamo bisogno di una rappresentanza democratica per dialogare con lo Stato. Inoltre è un bene per tutti superare la frammentazione dei tanti gruppi presenti sul territorio italiano”. Un altro dei promotori, Brahim Baya, mette subito in chiaro che la Costituente intende “stipulare un’intesa in base all’articolo 8 della Costituzione”. E, sempre a ItaliaOggi, spiega: “Vogliamo che lo Stato tratti con i cittadini musulmani eletti dai cittadini musulmani i loro diritti e doveri”.
Nel 2010 18,8 milioni su 41,5 milioni di contribuenti italiani hanno espresso una scelta in sede di dichiarazione dei redditi. 15,2 milioni l’hanno fatta a favore della Chiesa cattolica, che si è portata a casa 1 miliardo di euro. Alle altre religioni, invece, sono arrivati 257 milioni di euro. I musulmani possono contare su un milione di fedeli pronti a versare l’8×1000 e finanziare la costruzione di nuove moschee. “L’islam confligge con l’articolo 8 della Costituzione – avverte Magdi Cristiano Allam – non ha stipulato un’intesa con lo Stato e il suo ordinamento giuridico, la Sharia, non è compatibile con le nostre leggi. È di per sé una sottomissione all’islam il fatto che le istituzioni pubbliche e locali operino come se l’islam fosse pienamente legittimato alla stregua delle altre religioni, accordandogli arbitrariamente il diritto di disporre di moschee e scuole coraniche. Se fossimo uno Stato di diritto che si rispetti – conclude l’editorialista del Giornale – in Italia le moschee non dovrebbero proprio esserci”.
IL GIORNALE