Il Parlamento impantanato sulla legge elettorale
di GIANLUCA LUZI
Il Rapporto annuale dell’Istat, con la nuda verità delle cifre, spiega meglio di qualunque discorso politico la realtà attuale dell’Italia: il Rapporto dell’istituto di statistica offre l’immagine di un Paese in grave difficoltà, con squilibri inaccettabili, nessuna mobilità sociale verso l’alto, una massa di poveri in crescita, una generazione di giovani costretta a vivere in famiglia per mancanza di lavoro e un numero crescente di famiglie che dipendono dal reddito di un pensionato. Classe operaia e ceto medio in via di estinzione Con un quadro del genere è perfino ovvio che i populisti di ogni risma abbiano terreno facile a pescare nella rabbia dei cittadini. Renzi rivendica spesso di aver fatto più di ogni altro contro la povertà durante il suo governo. Ma i bonus non hanno nemmeno scalfito il problema, perchè non è stato realizzato nessun provvedimento strutturale. Intanto, però, ferve il dibattito sulle intercettazioni Consip e sulla legge elettorale. Due argomenti certamente importantissimi, ma che testimoniano – come il Rapporto Istat – dell’arretratezza della classe politica e della società italiana. Sulla legge elettorale Renzi tenta di far passare in Parlamento il modello che Cinquestelle e forzisti non vogliono: quel mix di maggioritario e proporzionale con una soglia di sbarramento al 5 per cento, ma che per convincere i dubbiosi potrebbe essere portato al 3 per cento. Il problema è il Senato dove i numeri non ci sono. Come sempre in casi del genere, le opposizioni sono in allarme per le voci su una presunta costituzione di un nuovo gruppo a Palazzo Madama. Formato da fuoriusciti in grado di fornire i voti necessari per far approvare quello che spregiativamente è chiamato il Verdinellum.
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