I democratici all’attacco: “Un’inchiesta su Trump”

paolo mastrolilli
inviato a new york

Lo spettro dell’impeachment torna a scuotere Washington, e il futuro di Donald Trump dipende ora da due cose: primo, le eventuali prove dell’ostruzione della giustizia contenute nel rapporto dell’ex direttore dell’Fbi Comey; secondo, la volontà dei repubblicani di difenderlo.

 Le prove

Finora tre istituzioni, la Commissione Intelligence e la Commissione Giustizia del Senato, e l’Oversight Committe della Camera, hanno chiesto di ricevere il memo dove Comey aveva riportato l’incontro del febbraio scorso con Trump, in cui il presidente gli aveva chiesto di «lasciar andare» l’inchiesta «Russiagate» sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Flynn. Jason Chaffetz, presidente dell’Oversigh Committee, ha fissato la data del 24 maggio per ricevere i documenti, e alle 9,30 di quella mattina vorrebbe tenere un’audizione con l’ex capo dell’Fbi. Gli addetti ai lavori pensano che Comey e il Bureau abbiano altre rivelazioni nel cassetto, con cui potrebbero danneggiare il presidente.

 

Le posizioni politiche

I democratici sono compatti nell’attaccare Trump, e ieri il deputato del Texas Al Green ha chiesto formalmente l’impeachment. I repubblicani sono più prudenti, non solo perché Trump appartiene al loro partito, ma anche perché la base resta con lui e potrebbe decidere le elezioni midterm del prossimo anno. L’unico membro del Gop che ha accennato all’impeachment è stato il deputato del Michigan Justin Amash, secondo cui se le accuse del memo fossero confermate, il provvedimento sarebbe giustificato. Il senatore McCain ha detto che lo scandalo «sta raggiungendo le proporzioni del Watergate», mentre le sue colleghe Susan Collins e Lisa Murkowski si sono dichiarate favorevoli alla nomina di un procuratore speciale. Lo Speaker della Camera Ryan ha chiesto di conoscere i fatti, notando che «molte persone vogliono danneggiare il presidente». Quindi ha chiesto: «Perché, se l’incontro in questione è avvenuto a febbraio, Comey ha aspettato fino ad ora per rivelarlo?». Trump, tenendo il discorso per la graduation dei cadetti della Coast Guard, si è difeso attaccando: «Nessun politico è stato mai trattato peggio, o in maniera più ingiusta di me. Ma quando ti attaccano, devi rispondere combattendo». In suo sostegno arriva Vladimir Putin che da Sochi, durante l’incontro con Gentiloni, definisce «una bufala» la notizia di informazioni segrete date da Trump ai russi e si dice disposto a pubblicare i contenuti del colloquio avvenuto nello Studio Ovale fra il leader Usa e il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov.

 

L’ostruzionismo alla giustizia è il reato per cui Nixon e Clinton furono sottoposti alla procedura di impeachment. A parte i casi eclatanti, tipo un imputato che elimina un testimone, le Sections 1503, 1505 e 1512 del Title 18 lo definiscono come un atto volto a «ostruire, influenzare o impedire qualunque procedimento ufficiale». Per provarlo, però, è necessario dimostrare l’intento di bloccare la giustizia, che non è facile. «Spero che lasci andare Flynn» può bastare?

 

Wall Street in picchiata

Il procedimento di impeachment comincia alla Camera, dove al momento i repubblicani hanno una maggioranza di 241 seggi contro 194. I democratici quindi avrebbero bisogno di convincere 24 deputati del Gop ad abbandonare Trump, per incastrarlo. È difficile, a meno che non emergano prove schiaccianti di un reato. Se non ce la faranno, i democratici dovranno usare lo scandalo come arma per vincere le elezioni midterm del 2018, in modo da guadagnare 24 seggi e riprendere la maggioranza della Camera. A quel punto avranno la capacità numerica di forzare l’impeachment. La misura dell’instabilità creata dalla crisi l’ha data ieri l’indice Dow Jones, arrivando a perdere oltre 300 punti, il crollo peggiore da settembre, mentre il dollaro calava rispetto all’euro. Se a questo si sommano le compagnie automobilistiche come la Ford che preparano pesanti tagli del personale, si capisce perché l’emergenza mina le basi stesse della presidenza Trump.

LA STAMPA

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