La forza del diritto alla salute

Un quarto di secolo fa, un noto economista previde che dopo un quindicennio si sarebbe ripetuta una crisi economica mondiale (cosa che è accaduta). Spiegò che non sarebbe stata prodotta da eventi straordinari, ma solo dal passaggio del tempo, che fa dimenticare alle società i guai precedenti. La vicenda della vaccinazione obbligatoria si presenta nello stesso modo: stanno uscendo di scena le persone che ricordano quanti compagni di scuola erano poliomielitici o portavano sul volto i segni del vaiolo.

Il conflitto che oppone favorevoli e contrari si presenta, in Italia, nei seguenti termini. Vi è chi ritiene che l’obbligo debba essere prescritto, ma non possa limitare l’accesso alle scuole. Si dice, a difesa di questa posizione, che la iscrizione scolastica non deve essere condizionata da motivi di carattere sanitario. Vi è chi, invece, ritiene necessario l’obbligo di vaccinazione pediatrica, come condizione per l’iscrizione alle scuole, perché solo in tal modo si può assicurarne l’effettivo rispetto. I primi sono mossi da motivi di principio, ideologici, religiosi, di fiducia nelle cosiddette medicine alternative. I secondi dalla preoccupazione per il diffondersi di epidemie.

Il conflitto risale a vent’anni fa, quando, per l’attenuarsi dei pericoli di diffusione di epidemie, la mancata ottemperanza all’obbligo di vaccinazione, che dal 1967 comportava che non ci si potesse iscrivere a scuola, fu privata di questa «sanzione». Oggi, mutata la situazione, a causa dell’aumento di alcune malattie infettive, le autorità preposte alla tutela della Salute propongono di ristabilire il principio che i giovani non vaccinati non possano essere ammessi a scuola (fermo rimanendo l’esonero individuale per accertati motivi di ordine medico che sconsigliano la vaccinazione).

Chi ha ragione, coloro che vogliono «liberalizzare» o quelli che vogliono, invece, condizionare l’iscrizione alle scuole all’adempimento dell’obbligo? Tutti gli argomenti di diritto e di buon senso militano a favore di questa seconda tesi. Innanzitutto, la tutela della Salute costituisce un impegno globale, tanto è vero che l’azione principale dell’Organizzazione mondiale della Sanità riguarda essenzialmente l’eradicazione di malattie diffusive, mediante vaccinazioni. Ogni anno un miliardo e mezzo di persone varca le frontiere in aereo. Se tutti gli Stati non contribuiscono a evitare le epidemie, seguendo i criteri dettati dall’Organizzazione mondiale, facciamo un danno a noi stessi e all’umanità. In secondo luogo, i due diritti che vengono invocati, quello alla Salute e quello all’Istruzione, hanno una diversa portata. Il primo riguarda la vita stessa della persona, e prevale sul secondo.

Il diritto all’Istruzione è garantito dalla Costituzione all’individuo, mentre, per l’altro, la Costituzione dispone che «la Repubblica tutela la Salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Dunque, la Salute dell’individuo, assicurata dalla vaccinazione pediatrica, è interesse anche della società. Infine, la Repubblica si è dotata di due istituzioni composte di persone competenti, il Consiglio superiore di Sanità, e l’Istituto superiore di Sanità, per ascoltarne la voce, perché la materia della salute è troppo importante per essere lasciata nelle mani di chi non se ne intende, o è prigioniero di pregiudizi. Se il Consiglio e l’Istituto segnalano una diffusione straordinaria di casi di malattie infettive, non seguirne le indicazioni è suicida, così come lo sono stati i governi che non hanno ascoltato le sagge riflessioni dell’economista che aveva presagito il ripetersi, all’inizio del nuovo millennio, della tragica esperienza del 1929–1933.

CORRIERE.IT

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