Milano tiene sul finale con recupero Wall Street, deboli le Borse europee

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Chiusura debole per le Borse europee (segui qui i principali indici), che tuttavia hanno arginato i danni di metà giornata, incoraggiate dall’andamento di Wall Street (segui qui i principali indici Usa). Milano, che era arrivata a perdere oltre il 2%, ha chiuso in frazionale rialzo dello 0,07%, vantando la performance migliore del Vecchio Continente. In prima battuta a scatenare le vendite era stata la preoccupazione per la delicata situazione del presidente americano Donald Trump, sospettato di collusione con la Russia. Dopo che nella notte il Dipartimento americano di Giustizia ha affidato a Robert Mueller, stimato e integerrimo ex direttore dell’Fbi, l’incarico di dipanare il così detto Russiagate, è subito serpeggiato il timore che si profili per Trump la possibilità di un impecheament. Scenario che ha innescato vendite a raffica sui principali listini. In Europa, poi, il vento è cambiato nel pomeriggio, dopo che Wall Street ha mostrato nervi saldi, anche sulla scia di dati macro migliori delle attese. Gli investitori non hanno invece badato più di tanto al crollo della Borsa brasiliana, travolta dallo scandalo sulle mazzette che avrebbe pagato il presidente Michel Temer, secondo quanto svelato dal quotidiano Oglobo. L’indice Ibovespa ha trascinato in basso anche la Borsa argentina, per effetto domino.
Nella seconda parte della seduta Piazza Affari ha beneficiato del recupero di alcune banche, come Unicredit (+0,55%) e Banco Bpm(+2,5%), e della spinta di titoli come Poste Italiane (+0,7%) e Yoox Net-A-Porter Group(+1,6%), Generali (+1%)e Finecobank (+2,1%). Il rimbalzo del prezzo del greggio ha incoraggiato gli ordini in acquisto anche su Eni (+0,27%). Per contro sono rimaste deboli le azioni di Fiat Chrysler Automobiles (-3,1%), travolte dalla notizia di ieri che l’Unione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto delle norme sulle emissioni inquinanti, relativamente alla 500X. Come se non bastasse dagli States sono rimbalzate indiscrezioni in base alle quali anche il Dipartimento americano di Giustizia starebbe valutando di avviare una procedura contro Fca se dovessero fallire i negoziati per allineare il gruppo alle regole USA sui veicoli diesel. Sono state vendute a piene mani le Telecom Italia, che hanno registrato un ribasso del 2,6%, mentre il mercato si interroga sul futuro del gruppo. Secondo indiscrezioni il cda della società verrà anticipato al primo giugno, subito dopo il responso dell’Unione europea circa la delicata situazione di Vivendi, che ha rilevato il controllo di fatto di Telecom Italia, eleggendo nell’ultima assemblea di inizio maggio la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione

BTp Italia, 5,4 mld agli istituzionali, l’emissione chiude a 8,6 mld
Il collocamento del BTp Italia agli investitori istituzionali ha chiuso questa mattina con una raccolta di 5,4 miliardi. L’undicesima emissione del titolo ha dunque registrato sottoscrizioni complessive per 8,6 miliardi circa, tenendo conto che nei tre giorni dedicati agli investitori retail erano stati raccolti circa 3,2 miliardi. La raccolta di questa emissione è dunque nettamente superiore ai 5,2 miliardi complessivi fatti segnare dall’ultimo collocamento. Intanto, è in rialzo oltre i 180 punti base lo spread BTp/Bund.

Euro stabile sopra 1,11 su bigletto verde. Rimbalza il petrolio

L’euro rimane stbile sopra quota 1,11 rispetto al biglietto verde, mentre gli investitori si interrogano sull’impatto sulle valute della situazione del presidente americano Donald Trump(segui qui l’andamento del dollaro contro le principali divise e qui quello dell’euro). In mattinata è salita la sterlina sul dollaro riconquistando livelli che non vedeva da settembre. A mettere le ali alla valuta di Oltremanica è stato dopo il dato sulle vendite al dettaglio: ad aprile hanno registrato una crescita del 2,3% su mese e del 4% nel confronto annuo. Dati che hanno battuto le attese. Nel pomeriggio ha cambiato rotta il prezzo del petrolio, iniziando a risalire la china (segui qui l’andamento di Brent e Wti).

Dagli Stati Uniti dati macro superiori alle attese
Russiagate a parte, dagli States oggi sono arrivati dati macro migliori delle attese. In particolare è stato annunciato che le richieste iniziali di sussidio alla disoccupazione sono calate di 4mila unità, potandosi a 232mila unità, livello minimo dal 1988. Le previsioni degli analisti erano peggiori. La media delle quattro settimane, più attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni del mercato, è scesa a 240.750, il minimo dal 1974. In più è emerso che le condizioni del settore manifatturiero nell’area di Filadelfia sono migliorate a maggio. L’indice di riferimento è salito a 38,8 punti, dai 22 punti di aprile, battendo le stime degli esperti. Unico neo della giornata è stato il così detto Super indice, risultato un po’ sotto le previsioni, pur fotografando una congiuntura in espansione. Il dato stilato dal Conference Board, sebbene non muova molto i mercati, fornisce elementi importanti per le scelte della Federal Reserve. Il superindice dell’economia, redatto dal gruppo di ricerca privato, è salito dello 0,3%, mentre gli analisti attendevano un rialzo dello 0,4%. Il dato era salito dello 0,4% in marzo e dello 0,5% in febbraio.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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