Pressing sui Paesi africani per bloccare la rotta del Sud
Un vertice con i ministri dell’interno di Libia, Ciad e Niger per gestire il monitoraggio dei confini meridionali libici, porta d’ingresso del 90 per cento dei migranti. Domani il titolare del Viminale incontrerà a Roma i suoi tre omologhi africani per stoppare la rotta del Sud e affrontare l’emergenza dal suo punto d’origine La frontiera a Sud della Libia, appunto.
«Oltre alla collaborazione con la Libia è fondamentale l’interazione con Ciad e Nigeria – osserva -. Oltre il 90 per cento dei flussi migratori arriva dalla Libia, ma nessuno di loro è cittadino libico, provengono prevalentemente dall’area subsahariana. Sorvegliare le frontiere libiche meridionali è quindi quanto mai prezioso». L’attenzione si concentrerà su Ghat, Sabham, Murzuq, al-Jufrah, città del Fezzan che è la regione meridionale della Libia al confine con Niger e Ciad.
La strada per raggiungere questo obiettivo era già stata tracciata quaranta giorni fa, quando il ministro si fece garante, per il governo, di un accordo delle tribù della Libia meridionale. Non prima di aver ricevuto a Roma singolarmente, i capi tribù Tebu, Suleiman e Tuareg, per ascoltare le ragioni di ciascuno e fare il punto sulle carovane di migranti che oltrepassano le frontiere di Ciad e Nigeria e attraversano il Fezzan. Il nostro Paese aveva offerto la disponibilità di un aiuto con droni, immagini satellitari e fondi.
Ma è evidente che condizione imprescindibile è l’intesa con i Paesi coinvolti. «Il confronto al Viminale con i colleghi di Libia, Ciad e Nigeria è un importante passo in avanti – ribadisce Minniti -. Ma anche l’Europa deve fare la sua parte».
Non a caso la scorsa settimana insieme al ministro dell’interno tedesco Thomas De Maiziere ha spedito una lettera a Bruxelles per sollecitare una «missione europea al confine tra Libia, Ciad e Niger il più in fretta possibile».
Il vertice di domani al Viminale è un altro tassello del puzzle dell’emergenza. Finora si è registrato il 34,9% di arrivi in più, in Italia, rispetto al 2016, che alla fine è risultato l’anno record con 181 mila stranieri giunti via mare. E non si trascura il fronte accoglienza con le nuove modalità, che prevedono la distribuzione di tre profughi ogni mille abitanti. Nel protocollo milanese sono più di 80 i sindaci che hanno dato disponibilità alla firma su 134 Comuni che fanno parte dell’area metropolitana. Un protocollo che per il ministro dell’Interno è «un esempio da esportare e che può servire a superare i centri d’accoglienza».
Intanto sono 2.300 i migranti soccorsi ieri nel Mediterraneo in 22 operazioni coordinate dalla Guardia costiera.
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