Pressing sui Paesi africani per bloccare la rotta del Sud

grazia longo
roma

Un vertice con i ministri dell’interno di Libia, Ciad e Niger per gestire il monitoraggio dei confini meridionali libici, porta d’ingresso del 90 per cento dei migranti. Domani il titolare del Viminale incontrerà a Roma i suoi tre omologhi africani per stoppare la rotta del Sud e affrontare l’emergenza dal suo punto d’origine La frontiera a Sud della Libia, appunto.

 È triplice il raggio d’azione voluto dal ministro Marco Minniti contro il traffico di esseri umani. Prima ancora dell’accoglienza nelle nostre città – oggetto ieri della firma del protocollo con i sindaci lombardi -, prima ancora del controllo delle partenze dalle coste della Libia, c’è proprio l’allarme lungo i 5 mila chilometri al confine con Ciad e Nigeria. Mentre la guardia costiera libica, entro fine mese, avrà a disposizione tutte e dieci le motovedette ristrutturate dal nostro Paese e mentre il protocollo sulle nuove strategie per l’accoglienza firmato ieri da 76 sindaci dell’hinterland milanese viene definito ritenuto da Minniti «un modello per l’Italia e per l’Europa», il suo impegno è focalizzato dove tutto ha inizio.

«Oltre alla collaborazione con la Libia è fondamentale l’interazione con Ciad e Nigeria – osserva -. Oltre il 90 per cento dei flussi migratori arriva dalla Libia, ma nessuno di loro è cittadino libico, provengono prevalentemente dall’area subsahariana. Sorvegliare le frontiere libiche meridionali è quindi quanto mai prezioso». L’attenzione si concentrerà su Ghat, Sabham, Murzuq, al-Jufrah, città del Fezzan che è la regione meridionale della Libia al confine con Niger e Ciad.

La strada per raggiungere questo obiettivo era già stata tracciata quaranta giorni fa, quando il ministro si fece garante, per il governo, di un accordo delle tribù della Libia meridionale. Non prima di aver ricevuto a Roma singolarmente, i capi tribù Tebu, Suleiman e Tuareg, per ascoltare le ragioni di ciascuno e fare il punto sulle carovane di migranti che oltrepassano le frontiere di Ciad e Nigeria e attraversano il Fezzan. Il nostro Paese aveva offerto la disponibilità di un aiuto con droni, immagini satellitari e fondi.

 

Ma è evidente che condizione imprescindibile è l’intesa con i Paesi coinvolti. «Il confronto al Viminale con i colleghi di Libia, Ciad e Nigeria è un importante passo in avanti – ribadisce Minniti -. Ma anche l’Europa deve fare la sua parte».

 

Non a caso la scorsa settimana insieme al ministro dell’interno tedesco Thomas De Maiziere ha spedito una lettera a Bruxelles per sollecitare una «missione europea al confine tra Libia, Ciad e Niger il più in fretta possibile».

 

Il vertice di domani al Viminale è un altro tassello del puzzle dell’emergenza. Finora si è registrato il 34,9% di arrivi in più, in Italia, rispetto al 2016, che alla fine è risultato l’anno record con 181 mila stranieri giunti via mare. E non si trascura il fronte accoglienza con le nuove modalità, che prevedono la distribuzione di tre profughi ogni mille abitanti. Nel protocollo milanese sono più di 80 i sindaci che hanno dato disponibilità alla firma su 134 Comuni che fanno parte dell’area metropolitana. Un protocollo che per il ministro dell’Interno è «un esempio da esportare e che può servire a superare i centri d’accoglienza».

Intanto sono 2.300 i migranti soccorsi ieri nel Mediterraneo in 22 operazioni coordinate dalla Guardia costiera.

LA STAMPA

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