La resa di Scafarto su Renzi sr: “Pagherò solo io, non il pm”
Tutti contro Henry John Woodcock nell’occhio del ciclone per l’inchiesta Consip, tra interrogazioni parlamentari, istruttorie del Csm e procedimenti disciplinari già avviati la scorsa settimana dal Pg della corte di Cassazione.
Anche il capitano del Noe Giampaolo Scafarto, dopo aver detto ai pm romani che la responsabilità di «enfatizzare» l’inesistente presenza di barbe finte ai margini delle indagini, dedicando un capitolo dell’informativa al coinvolgimento dei servizi segreti, era da attribuire alla pari a se stesso e al pm napoletano, viene pizzicato da un’intercettazione (riportata dalla Stampa) mentre, a inizio aprile, conferma la versione parlando al telefono con un altro graduato dell’Arma. Al quale Scafarto prima spiega che – appurato che il tipo che girava sotto la casa dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo non era uno 007 ma un banale vicino di casa – si era scelto per «strategia investigativa», condivisa con Woodcock, di omettere la rivelazione. E poi confida il timore di dover «pagare» solo lui per gli errori nell’indagine.
Riferendosi sia al pastrocchio degli 007 che all’inversione dei nomi di Alfredo Romeo e Italo Bocchino nell’intercettazione nella quale l’ex deputato (e non l’imprenditore) dice di aver incontrato Tiziano Renzi. Mettendo in mezzo, anche quanto alla paura di dover pagare per tutti, sia il nome di Woodcock che quello dell’ex vicecomandante Noe, Sergio De Caprio (il capitano Ultimo). Insomma, il pasticcio è lontano dall’essere risolto, anche se in procura nella capitale tutti fanno i pompieri per non alimentare il clima rovente tra gli uffici giudiziari di Roma e Napoli, sostenendo che le due procure vanno avanti ognuna sul proprio filone.
Ma in effetti proprio a piazzale Clodio i magistrati romani hanno diversi fascicoli aperti sulle fughe di notizie. Due in particolare sono «caldi»: il primo, contestuale alla revoca della delega d’indagine al Noe che ha dato il via ai veleni, sulle notizie finite sui giornali all’alba dell’inchiesta, e l’ultimo, invece, relativo alla pubblicazione della intercettazione tra babbo e figlio Renzi (non trascritta agli atti, ricorda Roma, che la ritiene anche «irrilevante»). Anche il Csm starebbe valutando se intervenire nella vicenda, per quanto Palazzo de’ Marescialli potrebbe decidere di attendere, per evitare interferenze e perché la Prima commissione ha competenze per l’avvio di una procedura di trasferimento solo nei casi di «condotte incolpevoli» delle toghe.
Allo stato, dunque, c’è in corso solo l’istruttoria del procedimento contro Woodcock avviato dal pg di Cassazione Pasquale Ciccolo, riferita ad alcune frasi virgolettate di Woodcock riportate da Repubblica. Mentre Alessia Morani, vicepresidente Pd a Montecitorio, annuncia un’interrogazione parlamentare per far luce sulle «pesanti e gravi ombre» che il caso Scafarto ha allungato «sull’operato del pm Woodcock».
IL GIORNALE