Marra chiama Raggi a testimoniare Chiesta perizia sulle intercettazioni
Fino al 16 dicembre scorso, giorno dell’arresto per corruzione, è stato uno dei suoi collaboratori più fedeli. E adesso, alla vigilia del processo che comincerà il 25 maggio di fronte alla 2° sezione del tribunale, Raffaele Marra ha deciso di chiamarla come testimone a sua difesa. C’è la sindaca Virginia Raggi nell’elenco delle persone che l’ex capo del Personale del Campidoglio vuole in aula per parlare «dell’attività professionale svolta durante la sua consiliatura», come hanno specificato i legali Fabrizio Merluzzi e Francesco Scacchi nell’istanza già depositata presso il tribunale di Roma.
Ma non solo. Sono almeno tre le circostanze sulle quali Raggi dovrà riferire. E ai giudici Marra chiede anche di «ordinare una perizia avente ad oggetto la trascrizione delle intercettazioni registrate nel presente procedimento». Quanto basta per comprendere che il dibattimento sulle case che il costruttore Sergio Scarpellini avrebbe regalato al funzionario «per averlo a disposizione», come sostiene l’accusa, accenderà nuovamente i riflettori su quanto accaduto al Comune di Roma con la vittoria dell’esponente del Movimento 5 Stelle.
«Nessuna pressione»
Durante l’indagine era stato il responsabile dell’avvocatura Rodolfo Murra a descrivere una sindaca «commissariata» e ha dichiarato che fu proprio Marra a dirgli: «Posso fare ciò che voglio perché lei mi copre». L’assessore Marcello Minenna e il capo di gabinetto Carla Ranieri decisero di dare le dimissioni proprio per protestare contro lo strapotere di Marra. Nel dicembre scorso, durante la conferenza stampa convocata poche ore dopo la cattura disposta dai giudici di Roma, Raggi dichiarò: «Marra è soltanto uno dei 23 mila dipendenti capitolini». Una presa di distanza che il diretto interessato è evidentemente determinato a colmare. «Virginia Raggi, attuale sindaco di Roma Capitale — è scritto nell’istanza — potrà testimoniare dell’attività professionale svolta da Marra durante la sua consiliatura, riferendo sull’esistenza di eventuali interessamenti da parte dell’imputato in favore dello Scarpellini o di società a quest’ultimo riconducibili». L’obiettivo del funzionario, spiega l’avvocato Merluzzi, «è evidente, perché Raggi non potrà che confermare che mai Marra parlò del costruttore e soprattutto che non si occupò di alcuna pratica che lo riguardava». Ma l’interesse di Marra è anche un altro: dimostrare che la sindaca lo voleva al suo fianco perché si fidava di lui.
La fine dell’aspettativa
Per questo ai giudici si chiede di convocarla in quanto «la medesima potrà riferire di aver chiesto espressamente al dottor Marra di rientrare dall’aspettativa, nonché sulla disponibilità dell’imputato a riprendere l’aspettativa (per completare il dottorato di ricerca e partecipare a bandi europei) sin dai primi attacchi della stampa conseguenti alla nomina a vice capo di Gabinetto». Le conversazioni via WhatsApp dei «quattro amici al bar» — oltre a Marra e Raggi, partecipavano il vicesindaco Daniele Frongia e il capo della segreteria Salvatore Romeo — dimostrano il «filo diretto» che aveva con la sindaca e soprattutto il potere che esercitava soprattutto nella scelta dei dirigenti. Non a caso in aula sfileranno numerosi alti funzionari del Campidoglio proprio per ricostruire il tipo di rapporti che aveva con i vertici politici.
Le intercettazioni
L’ultima parte dell’istanza riguarda le intercettazioni. Al tribunale Marra chiede di «ordinare una perizia avente ad oggetto la trascrizione di 47 intercettazioni» telefoniche e ambientali». Sono le conversazioni con Scarpellini, ma durante il processo certamente saranno esaminati i contenuti delle chat sull’attività in Campidoglio, comprese quelle con il fratello Renato che su sua indicazione fu nominato responsabile del Turismo proprio da Raggi.
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