Kim Jong-un ordina produzione di massa del missile a medio-lungo raggio

al nostro corrispondente ANGELO AQUARO

PECHINO – Il mondo tremi, dall’America di Donald Trump in giù: il leader supremo della Corea del Nord ha dato il via libera alla “produzione di massa” della sua nuova “arma strategica” che ha appena testato “con successo”. Dagli esperimenti all’azione: dalle parole ai fatti. Kim Jong-un non ha tempo da perdere e dopo il test di domenica manda l’ennesimo segnale: America me senti? Il lancio del Pukguksong-2 non è stato così spettacolare come quello dell’Hwasong-12 che due domeniche fa ha messo in allerta mezzo mondo dal Giappone agli Usa: quel missile, aveva detto Pyongyang, è già in grado di raggiungere il territorio degli Stati Uniti, portando con sé una bella testata atomica. Affermazione ovviamente presa con le molle dagli esperti occidentali: anche per non fare da cassa di risonanza alla pubblicità del regime. Adesso, però, ci si trova di fronte a una fase nuova: il missile lanciato ieri sarà anche meno potente ma dopo l’ennesimo test Pyongyang ha deciso di passare appunto alla produzione. Allacciamo le cinture?

Il Pukguksong-2 era già stato testato il 12 febbraio scorso e l’esperimento di ieri non ha fatto altro che confermare le conclusioni dei dottor Stranamore di lassù. Non solo. Per dimostrare l’efficacia della loro nuova arma i nordcoreani stavolta hanno reso pubbliche le foto scattate da una camera apposta sul muso del missile. Non è un semplice sfoggio di sensibilità artistica: queste cartoline dallo spazio sarebbero la prova che il missile è capace di rientrare nell’atmosfera, una tecnologia chiave – giurano gli esperti – per resistere all’alta pressione e quindi concludere la missione portando la bomba direttamente sul bersaglio.

Kim Jong-un in persona avrebbe dunque assistito al lancio di domenica e dopo aver testimoniato lui stesso la riuscita dell’esperimento avrebbe dato il via alla produzione da combattimento. “Va prodotto rapidamente” per armare la forza strategica della Corea del Nord avrebbe detto il Giovane Maresciallo: non dimenticando di sottolineare che il paese deve naturalmente avanzare in contemporanea nello “sviluppo della forza nucleare”.

La decisione di produrre l’arma in serie è dunque l’ennesimo passo verso quel missile intercontinentale, capace cioè di raggiungere il territorio Usa, che Kim ha promesso di realizzare entro la fine del 2017 in quel suo ormai famoso discorso di Capodanno che sembra oggi una vera e propria dichiarazione di guerra. Da allora, la Corea del Nord ha sparato otto missili: e non importa se non tutti gli esperimenti sono riusciti visto che anche dagli errori i tecnici della bomba riescono a trarre interessanti conclusioni. Il razzo che va adesso in produzione, per esempio, resta sì un’arma a medio raggio: nel test di domenica ha volato “solo” per 500 chilometri. È però dotato di una tecnologia che fa paura: è alimentato da carburante solido, ragion per cui viene “caricato” più velocemente e può essere lanciato da basi mobili. Un pacchetto di optional che rende l’arma più pericolosa: diventa più difficile intercettarne la posizione di lancio. Gli esperti sono infatti convinti che i numerosi fallimenti degli ultimi test erano dovuti agli interventi degli americani che erano riusciti – con i loro potentissimi e cyber raffinati mezzi – a identificare le postazioni e a far esplodere i missili subito dopo il lancio. Capito dunque il passo in più compiuto con l’ultimo test? Questi Pukguksong-2, detti anche N-15, riuscirebbero a beffare più facilmente la contraerea Usa: almeno in fase di lancio.

Resta poi aperta la questione del nuovo Hwasong-12: qui saremo ancora a livello di test e la produzione non è stata annunciata. Ma davvero l’arma è già capace di raggiungere il territorio Usa? A proposito di contraerea, il missile – avevano detto gli americani probabilmente per frenare l’esuberanza di Kim – sarebbe stato comunque “intercettato” dal Thaad, il controverso scudo spaziale che gli Usa hanno realizzato in Corea del Sud. Di più. Sempre nel tentativo di arginare la propaganda di Kim, la Casa Bianca si limita adesso a dire che il missile testato domenica ha avuto “una traiettoria di lancio inferiore a quella dei precedenti tre razzi lanciati”. Ah sì?, Kim sembra quasi ribattere: sarà anche inferiore ma io intanto lo metto in produzione.

Chiaro che è un gioco delle parti: Pyongyang accelera – spiegano gli esperti –perché vuole essere in condizione di trattare “alla pari”. Per questo ignora gli appelli che arrivano da Washington. Lo stesso segretario di stato Rex Tillerson aveva detto proprio questo week end che la Corea del Nord non deve temere “nessun cambio di regime”: tutto quello che deve fare per sedersi al tavolo delle trattative è abbandonare il programma missilistico e nucleare. Una parola: Kim fa proprio il contrario. E se ne frega anche della salita al potere a Seul di Moon Jae-in: il presidente eletto con la promessa del dialogo. La trattativa si può aprire, dice l’uomo nuovo della Corea del Sud, se il Nord “cambia atteggiamento”. E in effetti, da oggi, lassù si cambia: si passa dai test alla produzione di massa. America me senti?

REP.IT

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