Quattro ministri contestano il nuovo patto del Nazareno
Un fuoco di sbarramento si è scatenato, com’era facile immaginare, contro il nuovo Patto del Nazareno. Hanno imbracciato il mitra tutti coloro che non vogliono votare “alla tedesca”, e soprattutto rifiutano di tornare alle urne in ottobre. In prima linea ci sono ben quattro ministri del governo Gentiloni: nell’ordine alfabetico Alfano, Delrio, Finocchiaro e Orlando. Fanno trapelare in pubblico le loro riserve e, nelle conversazioni private, alcuni di loro tirano in ballo il Capo dello Stato. Si augurano che Mattarella metta un freno a Renzi, e gli impedisca di trascinare il Paese alle urne perfino nel caso in cui, con l’aiuto di Berlusconi, venisse approvata una legge elettorale nuova di zecca.
Renzi però procede per la sua strada. Dà il via libera ufficiale agli incontri «con tutti gli altri partiti affinché ognuno si prenda le sue responsabilità». Nessuna sorpresa se nelle prossime ore si chiuderanno in una stanza gli “sherpa” di Forza Italia e Pd (Occhiuto e Parrini), debitamente assistiti dai rispettivi capigruppo (Brunetta e Rosato). Metteranno nero su bianco le correzioni al testo base della riforma elettorale che, entro oggi, la Commissione affari costituzionali della Camera dovrebbe approvare. Se il lavoro sarà stato fruttuoso, Renzi vi metterà il timbro della Direzione Pd, convocata martedì prossimo. Nei piani del segretario, sarà l’occasione per silenziare la critica interna, guidata dal solito Orlando.
Ma il ministro della Giustizia non è l’unico né il solo a contestare i termini della trattativa col Cav. Sul piede di guerra sono tutti i centristi, nessuno escluso, perché il modello tedesco prevede una soglia del 5 per cento che li farebbe fuori. Alfano minaccia di tenersi «le mani libere» quando si tratterà di votare in Aula la legge elettorale. E, inutile dire, protesta contro l’«inciucio» tra Berlusconi e Renzi la gran massa dei “peones” che non vogliono tornare alle urne prima della naturale scadenza (febbraio 2018): ne andrebbero di mezzo vitalizi e indennità.
Ma questo patto che in tanti temono esiste davvero? La soave conferma è arrivata da Gianni Letta, ambasciatore del Cav. A una precisa domanda di Maria Latella, si è trincerato dietro un «mi avvalgo della facoltà di non rispondere» che è tutto un programma. Si racconta che sia stato lui, insieme con Maria Elena Boschi, a riallacciare i rapporti tra Silvio e Matteo, proiettati già verso la prossima legislatura. Che dovrebbe cambiare la Costituzione e fare riforme in grado di restituirci peso in Europa.
LA STAMPA