Rai decapitata
Cade miseramente un altro tassello della fallita rivoluzione renziana. Il consiglio di amministrazione della Rai ieri ha di fatto sfiduciato Antonio Campo Dall’Orto, il direttore generale fortemente voluto da Matteo Renzi e al quale, per la prima volta nella storia della tv di Stato, erano stati affidati, con apposita legge, pieni poteri.
Poteri che Dall’Orto ha usato per chiudere le trasmissioni sgradite all’allora premier (Ballarò di Giannini e Virus di Porro) e normalizzare il Tg3 cacciando Bianca Berlinguer, troppo critica sul governo, e sul partito, a trazione renziana. E poi il fallimento dei nuovi programmi di informazione, il demagogico tetto ai compensi delle star che sta innescando un generale fuggi fuggi, il tentativo di affidare l’informazione web alla Gabanelli. Insomma, un disastro, come peraltro ampiamente previsto dagli addetti ai lavori.
Antonio Campo Dall’Orto sta cercando di resistere, ma ormai è completamente delegittimato (gli ha votato contro anche la presidente, Monica Maggioni). Nei prossimi giorni si capirà chi ha tradito chi, ma una cosa è chiara fin da oggi: quella nefasta stagione del renzismo assoluto, dell’uomo solo al comando, è davvero finita. E non a caso il fortino di Rai-TeleRenzi cade mentre si accelera verso le elezioni anticipate. Vale la vecchia regola: la Rai anticipa il vento che tirerà di lì a poco nel Paese. E il barometro, in viale Mazzini, segna tempesta. Non ci si può sbagliare: questa legislatura ha le ore contate, gli scommettitori puntano sulla tenuta del pre-accordo Berlusconi-Renzi (ieri sera a Porta a Porta, dove era ospite, è arrivato anche il via libera di Matteo Salvini) per una legge elettorale in senso proporzionale. Che non è il massimo, ma date le condizioni sarebbe il minore dei mali.
Mattarella – dicono – osserva perplesso, ma la condizione che aveva posto (avere un premier in carica e nel pieno dei poteri ad accogliere il presidente Trump e gli altri leader del G8 di Taormina) si sta per compiere. Godiamoci, da oggi e fino a domenica, questa passerella. Poi, come da patti, liberi tutti. Altro che Campo Dall’Orto, che sarà ricordato solo in quanto prima vittima (colpevole) della guerra elettorale.
UL GIORNALE