La rivolta dei presidi

flavia amabile
roma

«I presidi non ne possono più». Lo hanno scritto sette dirigenti scolastici del Piemonte in una lettera inviata alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli sapendo di poter parlare anche a nome dell’intera categoria che in questi giorni ha organizzato diverse manifestazioni di protesta. L’associazione Dirigenti scuola da lunedì ha in corso un sit-in – che all’inizio è stato anche uno sciopero della fame – davanti al Miur a Roma. L’Anp, l’associazione nazionale presidi sarà oggi in due piazze diverse a Roma, una accanto al Miur, l’altra davanti alla Camera dei Deputati dove incontrerà i parlamentari. L’Udir, invece, ha indetto uno sciopero dei suoi iscritti.

 «Sono aumentati i carichi amministrativi e la molestia burocratica ha raggiunto vette ineguagliate – spiegano i dirigenti nella lettera -. Alcuni presidi sono stati sanzionati (in tema di sicurezza degli edifici – e quali edifici!) per inadempienze altrui, o sono stati raggiunti da ingiunzioni di pagamenti erariali che, con il nostro stipendio, saranno in grado di saldare dopo qualche secolo di lavoro». Come ricorda l’Udir, una delle sigle sindacali dei dirigenti che scenderanno oggi in sciopero, «sono più di un centinaio le sanzioni amministrative e penali in capo al Dirigente Scolastico sulla sicurezza». Secondo l’Udir è irragionevole «una norma che dà le responsabilità del datore di lavoro ma non i poteri di spesa per la manutenzione e la gestione degli edifici scolastici».

 

Insomma sovraccarico di sanzioni e richieste ma anche carenza di poteri: sono questi alcuni dei motivi della protesta. I presidi – si sostiene nella lettera inviata alla ministra – dovrebbero possedere le competenze di un ingegnere, contare su uno studio legale e un ufficio che istruisca appalti pubblici, rispondere ai vari monitoraggi «che Ministero, Invalsi, Regioni ed enti locali gli richiedono a getto continuo», contenere il cyberbullismo e intanto occuparsi di didattica, di alternanza scuola-lavoro, di gestire i rapporti con studenti e famiglie. Il preside «dovrebbero poter contare su una macchina efficiente – osservano – E, invece, in alcuni casi, si ritrova in segreteria quattro bidelli promossi, in sanatoria, ad assistenti amministrativi. Spesso con invalidità al lavoro, propria o di qualche famigliare».

 

Non solo. Secondo Giorgio Rembado, presidente dell’Anp «da 17 anni ormai siamo dirigenti in tutto e per tutto ma ci troviamo a dover rivendicare la perequazione retributiva con gli altri dirigenti delle amministrazioni pubbliche rispetto ai quali il trattamento retributivo è molto inferiore. Una sperequazione inaccettabile, soprattutto a fronte del grande lavoro di cui ci facciamo carico ogni giorno. Chiediamo inoltre poteri commisurati alle responsabilità che dobbiamo affrontare per raggiungere i risultati nel nostro lavoro e protestiamo contro le inutili vessazioni amministrative». Marcello Pacifico che guida il Confedir- Udir il dimensionamento avviato durante il governo Monti «ha cancellato 4mila scuole e ridotto un quarto gli organici» .

 

Un malessere pienamente condiviso dalla Dirigenti scuola che da lunedì è davanti al Miur. Il segretario generale Attilio Fratta avverte che la categoria «non é più disposta a essere sommersa da molestie burocratiche, a essere capro espiatorio in ogni situazione, a rispondere a inadempienze altrui, a essere considerata dirigente solo per competenze e responsabilità con una retribuzione vergognosa».

 

La ministra Valeria Fedeli ha assicurato che «il dialogo è aperto» e di condividere una parte delle loro richieste. «Anche io sono per la semplificazione, ma dobbiamo ragionare insieme di queste cose» ha affermato aggiungendo che «ogni figura professionale della scuola, i docenti come i presidi, va valorizzata». «Per tanti anni non si è investito nella scuola sia dal punto di vista finanziario sia come valore sociale» ha ricordato Valeria Fedeli facendo riferimento anche agli 8 anni di «non rinnovo» contrattuale. «Ora – ha aggiunto – abbiamo chiuso la delega sulla pubblica amministrazione, che era un presupposto imprescindibile. Il prossimo passo è l’atto di indirizzo dell’Aran e poi apriremo il confronto».

LA STAMPA

 

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