Renzi pronto a vedere Berlusconi

LAPRESSE

Nel salotto di Costanzo Matteo Renzi, segretario del Pd, nel corso della registrazione del «Maurizio Costanzo show»

carlo bertini ugo magri
roma
 Non di nascosto ma alla luce del sole, Matteo Renzi è pronto a incontrare tutti gli altri leader. Tutti: compreso Silvio Berlusconi e, perché no, Beppe Grillo (se i Cinquestelle volessero farsi guidare da lui nella trattativa). Per parlare di legge elettorale e, qualora si delineasse una vasta intesa sul modello proporzionale «alla tedesca», del modo più rapido per concludere questa sfortunata legislatura. Gli incontri si susseguiranno fino a lunedì perché il giorno seguente Matteo vuole andare nella direzione del suo partito, tirare le somme e zittire gli eventuali malpancisti. C’è il clima tipico delle grandi vigilie e delle svolte ineluttabili.
Tutti ci credonoUfficialmente il Pd tiene ancora vivo il «Rosatellum», mezzo maggioritario e mezzo proporzionale, con Renzi che chiederà ai suoi interlocutori cosa ne pensano. Ma conosce già la risposta: tutto il peggio possibile. Per cui passerà subito alla sostanza, cioè quel «tedesco» che ha sempre più ammiratori perché, come segnala la vecchia volpe Franceschini, «è l’unico treno capace di arrivare alla meta». Oltre a Pd , Forza Italia e Mdp, per un motivo o per l’altro non sono ostili M5S e Lega. Unico irriducibile rimane Alfano, che vede nella soglia del 5 per cento un sopruso ai suoi danni. Potrà da solo rappresentare il classico granello che blocca l’ingranaggio?

In casa Renzi qualche ansia si coglie, perché l’alleato di governo non può essere preso a pedate. E poi, i tempi sono terribilmente stretti. Per votare il 24 settembre, insieme con la Germania, le Camere andrebbero sciolte entro luglio. Per quella data ci vorrebbe una legge elettorale già in «Gazzetta Ufficiale» e con i collegi ridisegnati: impresa da Guinness. Al momento la discussione si svolge in commissione alla Camera. Ben che vada, la legge arriverà in aula il 10 giugno. Poi passerà in Senato. Per rispettare la tempistica, l’intesa dovrebbe essere non solo blindata, ma fatta rispettare con la precisione di un cronografo elvetico. Il rischio che salti tutto è presente allo stesso Matteo: «Se a luglio dovesse essere bocciata la riforma, non se ne farebbe più nulla». Toccherebbe andare alle urne con le due leggi amputate dalla Consulta, previo un mini-decreto correttivo delle parti più inconciliabili. A Renzi tutto sommato non dispiacerebbe, perché con i «consultelli» il Pd ci guadagna. Ma è proprio questo che tiene sulle spine il Cav.

 

I dubbi di Silvio

Berlusconi ha due timori. Il primo è che Salvini e Meloni lo prendano di mira accusandolo di «inciucio» coi «comunisti». Per questo già mette le mani avanti e nega Patti del Narareno (Renzi, con più ironia, si scrolla i sospetti citando «Cara ti amo» di Elio e le Storie Tese: qualunque cosa lui dica, agli altri non sta mai bene). Berlusconi poi sospetta che l’altro tenti nuovamente di buggerarlo: questa volta sfruttando l’esca del sistema tedesco (che a Forza Italia fa gola) per andare al voto con l’altro sistema. Nonostante questi fantasmi, il clima tra i due eserciti è cameratesco. Rosato (capogruppo Pd) procede a braccetto con l’ex nemico Brunetta, il testo della legge lo stanno limando insieme. E casomai non si dovesse fare in tempo a votare il 24 settembre, già spunta un’altra data: il 22 ottobre. Il Colle teme che non ci sarebbe più tempo per approvare la Finanziaria entro l’anno, scatenando l’ira di Bruxelles. Per Renzi, è un problema che non esiste: pure Germania e Austria votano in autunno, ma con loro nessuno ha da ridire…

LA STAMPA

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