Erede, Chiomenti, Gianni: avvocati d’Italia (e d’Oro)

L’Italia ha riacceso i motori del business e gli studi legali d’affari ne testimoniano l’effetto traino. Il dato emerge dalle stime sul giro d’affari dei primi 50 studi legali attivi in Italia (curate dal centro ricerche di legalcommunity.it ) e descrive un mercato in crescita, che è stato capace di capitalizzare i primi segni di ripresa economica. Presi tutti insieme, i primi 50 studi legali d’affari sono riusciti a produrre nel 2016 ricavi per 2,175 miliardi di euro, realizzando (a parità di perimetro) un incremento del fatturato complessivo del 12,3%.

Il dato conferma il cambio di passo che era emerso già nel corso del 2015 e che fa sperare nel superamento della tempesta seguita al crollo di Lehman e alla crisi dei mutui subprime e della successiva desertificazione delle transazioni societarie. La classifica vede nuovamente in testa Bonelli Erede come lo studio legale d’affari più ricco d’Italia. L’organizzazione guidata da Stefano Simontacchi e Marcello Giustiniani archivia l’esercizio con un fatturato di oltre 148 milioni: +10%. Si tratta del risultato più alto mai registrato dall’associazione fondata nel 1999 da Sergio Erede, Franco Bonelli e Aurelio Pappalardo.

Sul podio Chiomenti e Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners si confermano rispettivamente al secondo e terzo posto. Ma da un anno all’altro la distanza tra i ricavi dei due studi si è estremamente assottigliata. Con una crescita di poco superiore al 5%, lo studio fondato da Francesco Gianni ha totalizzato un fatturato di 124 milioni piazzandosi ad appena 2,5 milioni di distanza da Chiomenti. Quest’ultimo, guidato dal senior partner Carlo Croff, ha deciso di riorganizzarsi attraverso business unit di settore, da energia a pubblica amministrazione. Gianni Origoni Grippo Cappelli, invece, nel 2016 è stato lo studio che ha dominato il mercato m&a con 57 operazioni per un valore complessivo pari a oltre 14,8 miliardi di euro. Lo studio ha seguito, tra le altre cose, il passaggio del 35% di Poste Italiane a Cdp e la cessione di Pioneer da Unicredit ai francesi di Amundi . «Il mercato ha evidenziato il risveglio del settore m&a — conferma Nicola Di Molfetta, responsabile di legalcommunity.it — ma anche una nuova e migliore capacità organizzativa degli studi legali italiani: c’è più attenzione ai mercati stranieri e una maggiore capacità di internazionalizzazione. Inoltre, il 2016 ha confermato anche lo stato di grazia delle cosiddette super boutique, vale a dire quelle associazioni che contano circa un centinaio di professionisti e godono di un posizionamento di alto livello. Segnale evidente di un settore che ha riacquistato vivacità e nuove best practice più adatte allo scenario post crisi».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.