Il Refettorio di Bottura punta sul freddo: avanzi di frutta e verdura surgelati e dati ai poveri di Milano
di ZITA DAZZI
Dopo gli empori della solidarietà dove si fa la spesa con la tessera a sconto punti, dopo le mense dei poveri dove si fa la coda per un piatto di minestra, dopo la distribuzione dei pacchi alimentari in parrocchia, arrivano i surgelati “Made in Caritas”. È l’ultimo frutto del progetto nato attorno al Refettorio Ambrosiano di Greco, ideato dallo chef stellato Bottura assieme alla diocesi di Milano durante Expo. L’ultimo pezzo dell’intervento è l’accordo con Sogemi, la società che gestisce l’Ortomercato, per il recupero di due quintali di verdura e frutta fresche alla settimana. Prodotti che vengono messi sotto vuoto o surgelati (con un costoso macchinario a norma donato da un’azienda) e regalati a una parte delle circa 30mila persone che chiedono aiuti alimentari alle parrocchie, le quali distribuiscono 63mila pacchi di cibo al mese.
L’Ortomercato di Milano
Sono già 1.600 le tonnellate di eccedenze che il Refettorio recupera all’anno, immettendole nel circuito della beneficenza. A queste si aggiungono ora i due quintali alla settimana di merce invenduta che ogni sera i grossisti dell’Ortomercato portano nella nuova piazzola di Caritas. Da qui, i bancali vengono prelevati dai volontari che mandano una parte dei prodotti freschi al Refettorio, dove è servita a tavola tale e quale o cucinata per circa 90 ospiti. Quel che rimane viene portato a Lecco, dove la cooperativa “Grigio” la trasforma in conserve e minestre surgelate. I prodotti così trasformati vengono poi ridistribuiti a chi ne ha bisogno attraverso i pacchi viveri confezionati dalle parrocchie e gli Empori della Solidarietà (supermercati dove si acquistano generi alimentari senza denaro ma con una tessera a punti) di Cesano Boscone, Varese e Garbagnate.
È un tassello che completa un mosaico di interventi, visto che rispetto al 2008, primo anno della lunga crisi economica, il numero degli assistiti è aumentato del 30 per cento. “Un incremento significativo dietro il quale, in realtà, si nasconde un grave problema di carenza di reddito”, osserva il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti.
In città, ovviamente non c’è solo la Caritas. L’Istituto Beata Vergine, in collaborazione con don Massimo Mapelli e la Casa della carità, ha appena aperto in via Santa Croce “Solidando”, un grande supermercato dove possono fare la spesa senza soldi le famiglie povere. Ma ci sono anche tanti soggetti laici che si danno da fare per non lasciare a bocca asciutta chi non arriva a fine mese. “Ogni giorno dalle 3mila alle 3.500 persone si trovano in fila presso le nostre due sedi di viale Toscana 28 e di viale Monza 335 per ricevere uno dei nostri pacchi alimentari”, racconta Luigi Rossi, vice presidente di Pane Quotidiano. L’associazione recentemente ha avviato la ristrutturazione della sede di viale Toscana, per migliorare ancora il servizio.
La distribuzione degli alimenti da parte dei volontari
“Solo a Milano, l’anno scorso abbiamo sostenuto lo sforzo di 257 realtà caritative milanesi che aiutano oltre 54.700 persone in difficoltà – spiega Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare – . L’abbiamo fatto recuperando tonnellate di alimenti che sarebbero stati sprecati perché, per varie ragioni, non più commercializzabili. Nel solco dell’eredità di Expo ci siamo impegnati per arrivare all’approvazione di una legge contro lo spreco alimentare che favorisse le donazioni di cibo, legge che è stata approvata a settembre”.
I progetti per il recupero del “fresco che avanza” che viene donato ai poveri interessa anche Coop Lombardia, che in ognuno dei suoi 57 supermercati recupera 6 tonnellate di cibo all’anno, che vengono donate ad una novantina di associazioni di volontariato. Il tutto viene poi ridistribuito a varie categorie di poveri, sotto forma di 1,7 milioni di pasti gratis all’anno, mezzo chilo di cibo a persona.
I numeri, in questo settore sono sempre da capogiro. Anche i frati dell’Opera San Francesco nelle loro mense (corso Concordia e piazza Velasquez) distribuiscono oltre 2.500/2.700 pasti al giorno, pari a circa 800mila pasti all’anno. Senza contare le docce (67mila persone all’anno), il guardaroba (13mila utenti), le 35mila visite mediche con 81mila farmaci distribuiti. Il tutto, ovviamente gratis. Perché a Milano c’è ancora la fame. Ma c’è anche chi sfama.
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