Caos vaccini, senza aiuto le Asl non riusciranno a farli in tempo per la scuola

paolo russo
roma

A scuola a settembre ma vaccinati dopo il panettone. In buona parte d’Italia l’operazione «vaccini obbligatori» rischia di trasformarsi in un flop se qualcuno non darà una mano ai Centri vaccinali delle Asl, quasi ovunque sotto organico e incapaci di fronteggiare la grande richiesta per mettersi in regola con le 12 immunizzazioni che il decreto Lorenzin impone, salvo portoni sbarrati ad asilo e materna e super multe per elementari, medie e i primi due anni delle superiori. A Roma le attese medie vanno dai 3 ai 5 mesi «e per ora stiamo ricevendo solo richieste di informazione, ma quando arriverà l’inizio dell’anno scolastico saranno dolori perché c’è carenza di personale in tutti i 10 centri vaccinali della Capitale», denuncia Roberto Ieraci, che dirige quello della Asl Rm1.

 Ad Avellino dicono di ripassare tra sei mesi, in provincia di Brescia i tempi arrivano fino a quattro mesi.

A Bologna oggi non si fa la fila, «ma presto sarà il caos se non potenzieranno i nostri organici» denuncia Fausto Francia, che è direttore dei servizi di igiene ed epidemiologia della Ausl bolognese, ma anche presidente della Società italiana di Igiene, Siti. «Oggi – spiega – in tutta Italia vacciniamo circa un milione di minori, ora tra quelli obbligatori per la scuola e quelli passati alla gratuità con il nuovo piano, dovremo somministrarne almeno due milioni in più: il triplo. Se non si investe nei centri vaccinali saremo in grandissima difficoltà».

 

Alla Città della salute di Torino l’appuntamento per ora lo fissano al 15 giugno, ma anche qui chi risponde al telefono per prendere le prenotazioni prevede tempi di attesa molto più lunghi a ridosso della campanella scolastica.

A Napoli, dopo la morte per meningite di un diciottenne a Castellammare di Stabia, si era arrivati a 5 mesi di attesa, poi la situazione è tornata alla normalità, anche se non ovunque. «Ma adesso stanno arrivando le prime richieste da parte dei genitori che devono iscrivere i loro figli a scuola e con il 23% della popolazione scolastica da immunizzare non ce la possiamo fare senza rinforzi», ammette Ugo Vairo, che dirige il dipartimento di prevenzione della Asl Napoli 1.

 

In attesa del picco di domanda il presidente della Federazione di Asl e ospedali (Fiaso), Francesco Ripa di Meana, auspica «che in questa prima fase sia sufficiente la prenotazione della vaccinazione per l’accesso a scuola, dando priorità ai bambini più piccoli». «Sarebbe anche utile coinvolgere medici di famiglia e pediatri per risolvere i problemi di organico, magari – propone – attingendo al fondo di 300 milioni stanziato per il Piano vaccini, visto che ne è prevista un’applicazione diluita nel tempo».

 

Sicuramente ad un avvio graduale stanno pensando anche i tecnici di Salute e Istruzione, che ancora si arrovellano per limare il testo del decreto varato il 19 maggio. Ma se la situazione nelle Asl resta questa si finirà per mandare i figli a scuola con il pezzo di carta della prenotazione, che di certo non protegge dai virus.

A meno che non si acquistino i 12 vaccini obbligatori in farmacia, facendoseli poi somministrare da un medico. Solo che per l’esavalente ci vogliono 98 euro, la trivalente più l’anti-varicella fanno altri 119 euro, il meningococco C 73 euro e spicci, quello di ceppo B altri 146 euro. Più il costo del medico per somministrarli si superano i 500 euro. Un salasso che in pochi sarebbero disposti ad affrontare.

LA STAMPA

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