Il boom dei contratti fissi con le agenzie interinali
Se fossero figure retoriche, sarebbero ossimori. Dipendenti a tempo indeterminato delle agenzie per il lavoro interinale. Temporaneo per natura. Ad interim, appunto. Fino a ieri erano mosche bianche, appena 4.075 nel 2011. Ma l’esercito ha ingrossato le fila a ritmi impressionanti. Nel giro di quattro anni gli interinali con il posto fisso sono quadruplicati: 16.341 a gennaio 2015, balzati poi a 39.186 nel 2016, con 22.845 nuove assunzioni in appena dodici mesi. E sono immuni addirittura al crollo dei contratti stabili – meno 7,6 per cento nel primo trimestre 2017 sullo stesso periodo dell’anno precedente – certificato dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps.
Una parola che, per i sindacati, si traduce con flessibilità. «Oggi il lavoratore interinale – spiega Zanda – non è più chiamato a coprire un’emergenza, come un improvviso surplus di lavoro. È ormai una figura strutturale che consente all’azienda di adattarsi alle fluttuazioni del mercato sgravandosi agevolmente della forza lavoro in eccesso durante i picchi negativi». Con quali tutele per chi, all’improvviso, diventa di troppo? La risposta è nel decreto 81/2015, che ha di fatto liberalizzato il ricorso alla somministrazione. «Nel contratto di lavoro è determinata l’indennità mensile di disponibilità corrisposta dal somministratore (l’agenzia, ndr) al lavoratore per i periodi nei quali egli rimane in attesa di essere inviato in missione». Una somma pari a 750 euro per il lavoratore a tempo pieno, che si dimezza per chi è assunto part time. «Un esperimento di flessibilità positiva, che tutela – anche sul piano della formazione e dell’assistenza sanitaria integrativa – chi vive una situazione di discontinuità lavorativa e incentiva le agenzie ad attivarsi per i ricollocamenti non appena si chiude una missione in un’azienda», sintetizzano da Assolavoro.
Ma nel quadro non mancano le ombre. Sonia Bertolini insegna sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università degli Studi di Torino. «Certo, gli interinali a tempo indeterminato hanno più garanzie rispetto a chi deve sperare nel rinnovo del contratto ogni mese, ma bisogna stare attenti a che cosa comporta la rinegoziazione dei diritti al ribasso. Questo contratto sopperisce agli eventuali periodi di mancata occupazione con somme praticamente dimezzate rispetto a uno stipendio medio, ma vincola il lavoratore, rendendolo “disponibile” in modo esclusivo per l’agenzia».
In un limbo
Per quanto in crescita, gli interinali con un posto fisso restano poco più di 43.000 su un totale di circa 400.000 lavoratori impiegati ogni mese attraverso le agenzie. Con contratti tutt’altro che stabili. «La media – spiega ancora Zanda della Filt-Cisl – è di 45 giorni, ma il 18 per cento è sotto il mese: si parla di settimane, o addirittura giorni. Ci sono centinaia di addetti alle mense che alle 10 del mattino non sanno se dovranno andare a servire i pasti a mezzogiorno».
Nel 2012 Sonia Bertolini ha pubblicato «Flessibilmente giovani», un saggio sui percorsi lavorativi e la transizione alla vita adulta nel nuovo mercato del lavoro. «Sembra difficile da credere, ma le ultime ricerche ci dicono che la situazione è ulteriormente peggiorata. Se cinque anni fa un giovane tendeva a rimandare i propri progetti di autonomia, oggi è come paralizzato in un limbo, spoglio di una proiezione futura. Inoltre l’ormai abituale pluralità di forme contrattuali all’interno di uno stesso ambiente lavorativo ha fatto progressivamente evaporare la coscienza collettiva. Ciascun lavoratore è un atomo solitario e spesso vede nella famiglia di origine l’unico appiglio a cui aggrapparsi. Qui sì, anche a tempo indeterminato».
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