Il Pil cresce, ma lo spettro è l’ingovernabilità

di GIANLUCA LUZI

Lo avevano annunciato ieri sia Renzi che Maria Elena Boschi: buone notizie sul fronte economico. Infatti l’Istat ha certificato che il prodotto interno è cresciuto più del previsto arrivando all’1,2 per cento su base annua. Di conseguenza anche il rapporto deficit/Pil migliora e si comincia ad aggredire la montagna del debito pubblico. Il ministro Padoan ha anche chiesto uno sconto alla Ue che sembra disponibile a concedere un occhio di riguardo sulla manovra di aggiustamento dell’anno prossimo. Qualcosa che vale nove miliardi. È una forma di flessibilità di cui l’economia italiana ha fortemente bisogno. Messi quindi in sicurezza sia la clausola di salvaguardia che avrebbe imposto un aumento automatico dell’Iva, sia – per ora –  i rapporti con Bruxelles, sarà il prossimo governo, dopo le elezioni, a doversi fare carico di una vera manovra strutturale. E qui si entra in “terra incognita”. L’orgogliosa e minacciosa profezia rivolta da Alfano a Renzi che lo ha scaricato: “Matteo, ci rivedremo nel prossimo Parlamento”, fotografa esattamente la situazione che si potrà verificare dopo il voto autunnale.

Un Parlamento in cui nessuno raggiunge da solo la maggioranza e quindi ha bisogno di allearsi con altri. Si parla di ipotesi che fino a l’altro ieri sembravano fantapolitica e invece oggi sembrano prospettive (o incubi, dipende dai punti di vista) piuttosto plausibili. Se ieri Renzi non ha escluso le larghe intese nel caso il Pd non vincesse, si sente sempre più spesso ragionare su una maggioranza Cinquestelle-Lega con i bersaniani di Mdp molto interessati a votare alcuni temi grillini come il reddito di cittadinanza. Insomma un asse formato da “Renzi haters”, odiatori di Renzi che replicherebbe quasi integralmente l’assetto greco con Tsipras e l’estrema destra al governo. Come è andata a finire ad Atene lo sanno tutti e il reddito di cittadinanza sarebbe il primo passo. Ma di questo si ragionerà dopo il voto. Giugno probabilmente non porterà chiarezza definitiva nel centrosinistra, ma il primo luglio Pisapia chiarirà con chi intende allearsi: guarderà verso Renzi o verso D’Alema? Molto dipenderà da questo passaggio.

REP.IT

 

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