Un attacco ogni 15 giorni L’Europa delle moschee si porta la guerra in casa
L’ennesimo attentato di Londra ci fa toccare con mano che l’Europa da Dar al hudna, «Casa della tregua», si è ormai trasformata in Dar al harb, «Casa della guerra».
La tregua nell’islam corrisponde ad uno stratagemma all’insegna della dissimulazione, che si stipula con un nemico che non si è in grado di sconfiggere per pugnalarlo alle spalle alla prima occasione. A ispirarla è il comportamento di Maometto che nel 628 sottoscrisse la «Tregua di Hudaibiya» con i nemici meccani, che lo impegnava a non combatterli per dieci anni, mentre la violò poco più di un anno dopo conquistando con la forza la Mecca nel 630.
L’Europa è stata «Casa della tregua» fintantoché i musulmani, in minoranza, hanno rispettato le leggi laiche dello Stato. Ora che stanno prendendo il sopravvento demograficamente, con quattro capitali europee (Londra, Bruxelles, Amsterdam e Oslo) in cui i nuovi nati sono prevalentemente musulmani, con l’auto-invasione di milioni di giovani musulmani provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medioriente, con fette di territorio europeo sottratte alla sovranità nazionale e sottomesse alla sharia, la legge di Allah, l’Europa è di fatto diventata «Casa della guerra».
L’obiettivo è lo stesso che anima i musulmani dal Settimo secolo: sottomettere anche l’Europa all’islam, dopo aver sottomesso le popolazioni della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo che erano al 98% cristiani. Oggi l’Europa ha tutte le condizioni che favoriscono la sua islamizzazione. Innanzitutto la resa ideologica all’islam, che è stato riconosciuto come religione alla pari dell’ebraismo e del cristianesimo nonostante che i suoi contenuti siano del tutto in contrasto con le leggi dello Stato. Negli ultimi mesi c’è stato un attentato ogni 15 giorni in alcune delle più grandi capitali europee.
Concretamente l’Europa ha consentito, nel contesto dell’ideologia del multiculturalismo, che i musulmani si comportino come se fossero una «comunità» a se stante, che ha la prerogativa di auto-amministrarsi sulla base di proprie regole e della sharia, accordando loro deroghe nel rispetto della legge, consentendo loro di avere una rete sempre più fitta e capillare di moschee, scuole coraniche, negozi e macellerie halal, banche che vietano l’interesse sui prestiti, enti assistenziali e di beneficenza islamici, tribunali sharaitici.
Ebbene dobbiamo essere consapevoli che non ci sarebbe terrorismo islamico se non ci fosse questo contesto, che ha generato la grande paura degli europei nei confronti dell’islam. Al punto che l’Europa ha paura di prendere atto che siamo in guerra. Una guerra di natura aggressiva, non reattiva, scatenata nel nome di Allah. Una guerra ormai autoctona ed endogena, perché l’Europa è diventata una «fabbrica di terroristi islamici».
Ecco perché se vogliamo sconfiggere il terrorismo islamico dobbiamo sia combattere quelli che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere, sia scardinare la realtà dello «Stato islamico» annidato in seno al nostro Stato laico e liberale. Se non lo dovessimo fare, faremmo la fine dei cristiani d’Oriente. In gioco non c’è solo la nostra vita, ma anche la nostra civiltà.
IL GIORNALE