Ci sono un italiano, un cinese e…
Se fosse una vecchia barzelletta: ci sono un italiano, un cinese e un senegalese. Uno è un bimbo ferito, il secondo lo salva, il terzo viene scambiato per un terrorista. Se fosse una vecchia barzelletta, e non sapessimo come è andata a finire, sarebbe bello vedere in che ordine accoppieremmo i tre protagonisti al loro ruolo. Il ragazzo scambiato per terrorista sarebbe Mohamed, senegalese, vent’anni. Sicuro. Non è un problema, è soltanto un pregiudizio. Non è nemmeno razzismo, perché il pregiudizio si muove a prima vista, è una reazione istintiva, e infatti il pregiudizio ha ribaltato tutto e investito l’italiano, Davide, che nella notte della follia di piazza Castello a Torino è stato fotografato a braccia larghe, mentre la folla fugge.
Quella foto ha cominciato a girare su internet e un mondo di analisti del dopocena ha (pre)giudicato il gesto come inequivocabile, di chi finge di farsi esplodere. Che gesto idiota. In galera, deve andare. E buttassero la chiave. «La mia era una bravata», anche la spiegazione è girata con la forza della verità. Era già oltre il pregiudizio, ma ancora nei pressi.
Invece le braccia del ragazzo erano semplicemente larghe per lo stupore: state calmi, perché scappate? Non bisogna avere paura del pregiudizio: è inevitabile, non ci si scampa, può persino salvarci la vita. Il problema è quando tutto si rivela diverso dalle apparenze, ma il pregiudizio, ostinato, non evolve in giudizio. Ci sono un italiano, un cinese e un senegalese, cioè tre persone. Anche la prossima volta.
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