La talpa cieca della sinistra
di EZIO MAURO
AVEVAMO avvertito che dietro il tavolo della legge elettorale c’è il tavolo già imbandito del governissimo, e per l’aperitivo è pronto un accordo di scambio e garanzia tra Pd e Forza Italia sulla Rai, eterna prova del nove di qualsiasi intesa di basso potere. Adesso che ai due commensali si sono aggiunti anche Grillo e Salvini, applaudendo al ritorno al proporzionale per far saltare qualsiasi ipotesi di coalizione e ogni distinzione tra destra e sinistra – in cambio del voto anticipato – , quel tavolo ha un nome: “patto extra-costituzionale”.
La formula è di Giorgio Napolitano, che dal Quirinale si è speso con forza per far sì che il Paese avesse una legge elettorale. Ma quella di oggi, secondo l’ex Capo dello Stato, rende più difficile la governabilità e basandosi su un calcolo di pura “convenienza di quattro leader” elude gli impegni europei, e viola addirittura la Costituzione fissando abusivamente la data del voto a settembre.
Oltre a far decadere leggi in attesa che come ricorda ogni giorno Repubblica rappresentano l’unica traccia riformista di una mediocre legislatura.
Ce n’è abbastanza per fermarsi e riflettere sul peso delle contraddizioni che stanno per diventare legge. Le più gravi, avviluppano il Pd fino a strangolarlo. Perché ovviamente è giusto cercare la più larga intesa di compromesso sulla regola elettorale, e poi conformarsi al voto per governare. Ma oggi la questione è diversa, rovesciata: la legge elettorale è costruita apposta per portare ad un governo tra Renzi e Berlusconi, ammesso che i due partiti abbiano i voti e vincano la sfida con Grillo e Salvini, cancellando ogni schema maggioritario e ogni alleanza pre-elettorale.
Ora, quando mai il Pd ha discusso di questo esito programmato e pilotato della sua storia? È nato per questa ragione e con questa ambizione? Non è un problema di linea, come si diceva una volta, ma di natura e di ragion d’essere. Tanto che praticamente tutti i padri fondatori del partito – Prodi e Veltroni in testa – sono contro uno schema che rinchiude il Pd in un patto abusivo e suicida, cancellando l’ipotesi e la nozione stessa di centrosinistra, dopo che già era stato abbondantemente picconato il concetto di sinistra.
Gli unici ospiti del negoziato che hanno qualcosa da guadagnare – oltre a Berlusconi resuscitato dai minimi termini grazie ai suoi avversari – sono da un lato Salvini che può correre da solo senza genuflettersi ad Arcore, e Grillo che può tentare la spallata del primo partito, visto che ognuno gioca per sé e non ci sono le coalizioni che lo sfavorirebbero in partenza: tanto in caso di sconfitta potrebbe tornare comodamente in piazza, a gridare contro l’inciucio che porta anche la sua firma di leader extracostituzionale.
Una volta davanti a tanto spettacolo politico si diceva: ben scavato, vecchia talpa. Oggi si vede ad occhio nudo che la talpa della sinistra è davvero cieca, e in via di estinzione.
REP.IT