Legge elettorale, è caccia ai “cecchini” Lombardi: «Ero da mio figlio» e Rosato rievoca i 101 fatali a Prodi
«Quanti sono i franchi tiratori? 101…». La battuta amarognola di Ettore Rosato racconta tutto. In un solo numero — quello dei «cecchini» che nel 2013 affossarono la candidatura di Prodi al Quirinale, certificando la «mutazione genetica» del Pd — c’è la paura che l’accordo salti e ci sono i sospetti incrociati, che assillano gli stessi dem. Chi si è smarcato dalla linea del proprio gruppo sulle pregiudiziali di costituzionalità? Chi ha bombardato il patto, sul primo emendamento a voto segreto?
Le pregiudiziali
Sulle pregiudiziali i voti contrari, cioè a favore della legge elettorale partorita dall’«accordone» caro a Renzi, sono stati 310, pochini rispetto ai 449 onorevoli che — sulla carta — compongono lo squadrone Pd, M5S, FI e Lega, rafforzato dal Misto. E se 30 erano in missione e 37 gli assenti, il pallottoliere rivela che i «traditori» del patto sono stati al primo colpo 72. Rosato ne ha contati 85, ma il tema è un altro: dove andarli a cercare? Ogni contraente del patto a quattro ha le sue aree di sofferenza. Danilo Toninelli parla in Aula e prova a sviare l’attenzione dal Movimento: «Tutti quelli che hanno chiesto il voto segreto lo hanno fatto al solo scopo di affossare la legge». Ma i numeri parlano e dicono che i Cinque Stelle hanno perso per strada 12 deputati, i quali non risultano in missione e però non hanno votato.
Le mosse dei 5Stelle
I fedelissimi di Luigi Di Maio scrutano le mosse degli ortodossi vicini a Roberto Fico, ed ecco che dai tabulati spunta il nome di Roberta Lombardi: «Avevo il saggio di musica di mio figlio e non ce l’ho fatta ad arrivare in tempo». Regna il caos, nessuno si fida di nessuno. In cortile Alessandro Di Battista schiva abilmente il quesito del giorno: «I franchi tiratori? Io non parlo». Parlano invece (e molto) i democratici. Rosato giura di non nutrire dubbi sulla lealtà del suo gruppo, ma gli orlandiani sintetizzano così l’assemblea dei deputati: «È stata penosa. Renzi tira dritto e Rosato ha detto che dobbiamo votare gli emendamenti del M5S anche se non siamo d’accordo, per responsabilità». Alla buvette Nico Stumpo e Davide Zoggia prendono un caffé con Roberto Speranza.
Le trappole
Il fantasma dei 101 ha ripreso ad aleggiare? «Eh sì, la botta è stata forte», conferma il leader di Mdp. Arriva Andrea Martella, uno dei deputati più vicini al ministro Orlando, e Stumpo scherzosamente lo provoca: «Voi siete 80, giusto? Quindi se i franchi tiratori arriveranno a 150 vuol dire che la vostra corrente ci sta dentro tutta». Umberto Bossi era alla Camera e non ha votato, e come lui i leghisti Castiello e Grimoldi. Sette i sospettati azzurri, eppure Renato Brunetta ripete il suo mantra: «Il mio gruppo ha zero franchi tiratori, perché io ho avuto l’unanimità». Sulla soglia dell’Aula il relatore dem Emanuele Fiano allarga mestamente le braccia: «Il nodo dei collegi lo abbiamo sciolto, ora i franchi tiratori dovrebbero diminuire». Al secondo voto segreto il patto si ferma a 317 voti, sempre pochi. E altre cento trappole sono disseminate nel campo minato del tedesco, che tedesco non è più.
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