Milano festeggia scampate elezioni anticipate (+1,5%), anche spread giù
–di Eleonora Micheli
Chiusura contrastata per le Borse europee (segui qui il loro andamento), nel super giovedì in cui il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi attorno allo zero, gli inglesi sono chiamati alle urne e l’ex numero uno dell’Fbi americana, James Comey, silurato dal presidente, Donald Trump, ha deposto dinnanzi al Senato Usa.
Milano ha registrato la performance migliore (+1,5%), spinta in alto dalla prospettiva che le elezioni non saranno anticipate in autunno, vista l’impasse della legge elettorale in Parlamento. Anche lo spread ha fatto marcia indietro in area 192 punti, dal top di 203 punti della vigilia. E’ risultato in netto calo anche il rendimento dei decennali italiani che a fine giornata si è attestato al 2,19% dal 2,29% di ieri.
Bce rivede al rialzo le stime su pil, ma taglia quelle sull’inflazione
Nel Vecchio Continente gli investitori hanno apprezzato che la Banca centrale europea non abbia indicato nel proprio comunicato che i tassi potrebbero essere ulteriormente ridotti, visto che tutto sommato è scomparso il pericolo di deflazione, come ha spiegato il numero uno della Bce, Mario Draghi.
Il banchiere ha annunciato che l’Europa continua a crescere e anzi la crescita è più rapida del previsto al punto che la stessa Bce ha rivisto al rialzo le stime sulla congiuntura, che quest’anno salirà dell’1,9% e non dell’1,8% come indicato in precedenza e nel 2018 del l’1,8% e non dell’1,7%. Come ha tuttavia spiegato il numero uno dell’Eurotower la crescita non si è ancora tradotta in un rafforzamento dell’inflazione. Anzi la stessa Bce ha tagliato le stime di crescita per l’indice dei prezzi portandole all’1,5% quest’anno e all’1,3% per il 2018, contro le precedenti indicazioni di +1,6% e +1,7%. Il numero uno dell’Eurotower ha comunque indicato di essere fiducioso che l’inflazione si muoverà al rialzo nel lungo termine e ha inoltre rassicurato che l’Eurotower resterà attiva sul mercato.
Banche sotto i riflettori, Unicredit e Bper in volata
A Piazza Affari sono state gettonate le azioni delle banche con Unicredit e Banca Pop Emilia Romagna in progresso di oltre il 3%. Ubi Banca ha guadagnato l’ 1,67% nel giorno in cui sono state annunciate le condizioni dell’aumento di capitale da quasi 400 milioni. In particolare saranno offerte azioni di nuova emissione nel rapporto di 6 ogni 35 azioni possedute, al prezzo di sottoscrizione di 2,395 euro per ciascuna nuova azione. Il controvalore dell’offerta in opzione sarà pertanto pari a massimi 399,98 milioni di euro. Il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni ordinarie incorpora uno sconto del 26,1% circa rispetto al prezzo teorico ex diritto. Fuori dal paniere principale i riflettori sono rimasti puntati su Bca Carige(+4,5%), alla vigilia del cda che potrebbe nominare il nuovo ad, in sostituzione di Guido Bastianini, sfiduciato dal primo azionista, Vittorio Malacalza. Diversi nomi sono circolati come quello di Marina Natale, Francesco Iorio, Roberto Nicastro e anche di Federico Ghizzoni.
In evidenza il risparmio gestito
E’ andato bene il risparmio gestito e in particolare hanno continuato a correre le azioni di Banca Generali, dopo la buona performance della vigilia innescata dai dati sulla raccolta di maggio che, anche se diminuita del 3,3% rispetto ad aprile a 669 milioni, è risultata superiore alle previsioni. Oggi sono andate bene anche le Banca Mediolanum(+2,6%): l’istituto ha registrato una raccolta di maggio positiva per 311 milioni che porta a 1.998 milioni il totale da inizio anno, livello che si confronta con i 2.676 milioni della stessa frazione del 2016. Nel settore del risparmio gestito si è distinta anche Azimut (+3,89%). Azimut ha registrato la miglior performance del Ftse MIb.
Ferrari corre ai nuovi massimi storici, giù Fca
Ha perso quota Fiat Chrysler Automobiles, risentendo di una revisione al ribasso del target di prezzo da parte di Morgan Stanley, da 15 a 14dollari, alla luce dell’andamento debole delle vendite in America. La banca d’affari rimane comunque positiva sulle azion ( ‘overweight’.) Della galassia Agnelli sono andate bene le Ferrari (+1,68%), beneficiando sia degli switch da Fca, sia del giudizio di Kepler Chevreux, rivisto da ‘underperform’ a ‘hold’. I titoli hanno aggiornato nuovi massimi storici. «Abbiamo sottostimato il momentum degli utili e l’interesse degli investitori per Ferrari», hanno sottolineato gli analisti di Kepler all’interno del report con cui portano il target price del titolo da 75 a 80 euro con giudizio «hold».
Fino a inizio maggio, peraltro, la stessa Kepler aveva raccomandazione «reduce» sull’azione. Da ricordare che nel primo trimestre, i ricavi netti di Ferrari sono cresciuti a 821 milioni di euro, in aumento del 21,5% anno su anno. L’ebitda si è attestato a 242 milioni (+36% rispetto al 2016), con un margine del 29,5% mentre l’utile netto ha fatto registrare una crescita del 60,1% anno su anno a 124 milioni di euro. Allo stesso tempo le consegne totali di Ferrari hanno raggiunto quota 2003 unità, in crescita di 121 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Per Ferragamo -20% in un mese
In coda al Ftse Mib si è attestata Salvatore Ferragamo(-3,5%), penalizzata dalla raccomandazione di vendere espressa dagli analisti di MainFirst (underperform). Le azioni dela casa di moda vanno giù ormai da circa un mese, dopo un incontro dei vertici dell’azienda con la comunità finanziaria di Parigi, in cui il management ha annunciato un outlook cauto per il 2017 che «sarà un anno di transizione durante il quale proseguono gli interventi volti a migliorare l’attività di sviluppo prodotto, razionalizzare la gestione nell’area retail e normalizzare il livello degli stock». Da quel momento sono arrivati i tagli al rating e al target price da parte di Mediobanca, di Kepler Cheuvreux e di Banca Akros. Equita, inoltre, a fine maggio sottolineava che la view prudente del management non era probabilmente ancora incorporata dal mercato.
Euro perde quota, il petrolio chiude stabile
Sul fronte dei cambi, l’euro ha perso quota nei confronti del biglietto verde: vale 1,1217 dollari (segui qui i cross principali). Dopo un tentativo di recupero, è stabile sui valori di ieri il valore del greggio (segui qui Brent e Wti).
In Usa calano le richieste dei sussidi, ma il dato è peggio delle stime
Negli States sono calate le richieste di sussidio alla disoccupazione. Nei sette giorni conclusi il 3 giugno il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione è diminuito di 10.000 unità attestandosi a 245.000 unità. Il dato è peggiore delle previsioni, visto che gli analisti attendevano un ribasso a 240.000 unità. Il valore si attesta in media sotto quota 300.000 da 118 settimane, la serie migliore dal 1970. La media delle quattro settimane, più attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni del mercato, è salita di 2.250 a 242.000 unità. Il numero complessivo dei lavoratori che ricevono sussidi di disoccupazione per più di una settimana – relativo alla settimana terminata il 27 maggio, l’ultima per la quale e’ disponibile il dato – è sceso a 1,91 milioni, il minimo dal 1974.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)