Casaleggio non scalda i giovani industriali. E Grillo congela Di Maio
«Non è casuale», dice Davide Casaleggio ad alcuni giornalisti nella stradina che conduce dalla pizzeria Bella Napoli di Rapallo all’auto che lo riporterà a casa, «che Napolitano parli e il giorno dopo finiscano le negoziazioni, e il Pd esegua». All’uscita della pizzeria il suo commensale, Beppe Grillo, aveva detto seccamente «Napolitano ordina e il Pd esegue». Purissima teoria del complotto. Grillo è fissato da tre giorni su questa idea: che ci sia stato un tandem occulto dietro gli eventi alla Camera di giovedì, Giorgio Napolitano e Carlo De Benedetti sarebbero i due responsabili dell’affossamento della legge elettorale. Anche se si è sicuramente parlato di molto altro alla fine di un pranzo al quale ha partecipato praticamente tutta la Casaleggio associati (assieme a Davide c’erano anche due suoi fidi esecutori, Luca Eleuteri e Maurizio Benzi, più un ex dipendente, Pietro Dettori, che è anche la cinghia di trasmissione col Movimento – più il consigliere regionale lombardo del M5S Stefano Buffagni). Questo per dire chi e come decide, nel Movimento. Un’azienda. Lo spartito devono suonarlo le webstar di Roma; con esiti variopinti.
Una fotografia chiave del convegno lo narra meglio di mille parole. Quando Emma Bonino, alla fine di un discorso di alto livello, europeista senza retorica, dice: «Da noi c’è qualcuno che vuole uscire dall’euro… ah no, c’è anche qualcuno teorico della doppia moneta. Salvini… e simili», ed è chiarissimo che sta parlando del Movimento. Poi conclude ispirata: «Amate l’Europa, è questa, l’Europa, senza ma e senza però».
I giovani industriali si alzano in piedi totalmente conquistati. Standing ovation a partire dal loro presidente, Alessio Rossi (che pure aveva offerto alla Raggi «portiamo cento imprenditori a investire a Roma». La sindaca s’è limitata a un laconico «certo», eppure l’invito sembrava ghiotto, per la città). C’è una sola persona in sala che non batte le mani, non muove un muscolo, non si alza in piedi: Davide Casaleggio. Anzi, ostenta nei gesti (che parlano più delle parole) una postura distante da Emma e vicina alla Lega; con la quale i contatti sono ormai a uno stato molto avanzato.
Era questo lo schema al quale lavoravano in Casaleggio prima del pasticcio, che loro stessi giudicano causato dai loro uomini a Roma: fretta massima, legge elettorale, dialogo con il Carroccio. Ora però bisogna prepararsi ai 3000, non ai cento metri. Grillo è convinto che «a Genova perderemo», e del resto il comizio finale di venerdì è stato un mezzo flop, trecento persone a sentire lui e Di Maio. Il giovane di Pomigliano sarà lui il candidato? A Rapallo Grillo poteva rincuorarlo dalla botta del fallito accordo elettorale: non l’ha fatto. «Vedremo», ha detto rabbuiato, e non scherzava. I malumori su Di Maio sono in effetti fortissimi nel gruppo parlamentare. Era invece una battuta «sceglieremo con gli algoritmi». Quando una materia brucia, Grillo la esorcizza facendo il comico.
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