L’ingombrante Richelieu di Torino

Paolo e Chiara. Anche Torino ha il suo Rasputin, o presunto tale. Qualcuno, esagerando, parla di un Richelieu al bagnet verd. Il diretto interessato, però, preferisce paragonarsi al cardinal Mazzarino o a Nosferatu

La versione sabauda dell’Eminenza Grigia si chiama Paolo Giordana ed è il più stretto collaboratore di Chiara Appendino. Profondo conoscitore delle dinamiche di Palazzo (vi è entrato come collaboratore di un esponente di An ed è finito nello staff di Chiamparino), l’ha aiutata a «studiare» da sindaco, affiancandola nel gestire i dossier più delicati, consigliandola nei passaggi critici. Lei non fa un passo senza portarselo dietro o senza consultare questo ex seminarista in rotta con la Chiesa per via di certe valutazioni sull’omosessualità, approdato poi a una Chiesa scismatica ortodossa di cui si è dichiarato prete: la Chiesa autonoma del Patriarcato Autocefalo di Parigi. Insomma, qualche analogia con il monaco siberiano c’è.
Dopo gli incidenti di piazza San Carlo, Giordana è nel mirino di quanti patiscono il suo straripante potere, compresi molti grillini.

Politicamente fluido, competente, abile e spietato: a Palazzo non si muove foglia che Giordana non voglia. Dicono che il capo di gabinetto sia il vero sindaco di Torino, il marionettista che muove i fili dell’Appendino (nomen omen). Ma, come ci ricorda Stanisław Lec, «è facilissimo trasformare le marionette in impiccati. Le corde ci sono già»

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