Elezioni comunali 2017, una spinta alle coalizioni
Sono state elezioni comunali tra le più oscurate della storia repubblicana. L’attenzione nei giorni scorsi era monopolizzata dalla coda velenosa del fallimento del patto sulla riforma elettorale, e dalle prospettive della legislatura: al punto che si è sostenuta a priori la tesi dell’impossibilità di considerarle un segnale per la politica nazionale.
Certamente, il voto di ieri non va esagerato. Eppure, quando sono chiamati alle urne oltre nove milioni di persone, dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia, è difficile liquidare quanto accade solo come «locale». I riflessi politici sono inevitabili. Le proiezioni non bastano a fissare risultati definitivi. Ma il ridimensionamento secco del Movimento 5 Stelle è vistoso: rischia di non entrare in nessun ballottaggio. Si registra una ripresa sorprendente del centrodestra. E il Pd, dopo il sollievo iniziale, conferma di essere in affanno perfino in una città-simbolo della sinistra come Genova. Il capoluogo ligure doveva misurare anche la tenuta della formazione di Beppe Grillo, divisa in due tronconi. E invece, nella città del leader dei Cinque Stelle il tonfo è sonoro. Ma lo è un po’ dovunque, a parte Taranto.
Lo scontro si è consumato tra gli schieramenti tradizionali, centrosinistra e centrodestra: un elemento che dimostrerebbe quanto a livello locale sopravviva la cultura del maggioritario e delle coalizioni. Non è chiaro se questa tendenza avrà conseguenze nazionali. In teoria, sarebbe una spinta a unirsi sia per il Pd, sia per gli scissionisti di Mdp e per l’area nascente dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. E, sul versante opposto, potrebbe indurre FI e Lega a mettere da parte la competizione ruvida per la leadership tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.
Ma sono ragionamenti che sul piano nazionale rischiano una smentita bruciante. Debbono fare i conti con un M5S meno debole delle sue costole locali. Ritenere che l’esclusione dai ballottaggi segnali l’inizio del declino significherebbe giungere a conclusioni premature. Quanto è avvenuto ieri nelle urne riflette una lunga abitudine e, forse, il prolungamento di vecchi equilibri di potere, a sinistra e a destra. Ma c’è da scommettere che l’istantanea dei futuri rapporti di forza sarà diversa. Forse, l’unica analisi che si può azzardare riguarda la fine dell’onda sulla quale Grillo ha conquistato con suoi candidati Roma e Torino. I Cinque stelle sono stati i più bravi a utilizzare il malessere diffuso. Ma la battuta d’arresto di ieri conferma la difficoltà a produrre una classe di governo locale. Le elezioni politiche, però, saranno un’altra cosa.
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