La fondazione Agnelli compie cinquant’anni con un passo nel futuro

elisabetta pagani
torino

Una «bolla termica» che segue il lavoratore ricreando le condizioni di luce e temperatura che preferisce. Un ristorante in cui a consegnare i piatti non è un cameriere ma una parete di «armadietti». E macchine da palestra per fare attività fisica producendo energia.

La Fondazione Agnelli compie 50 anni – costituita nel 1966, è operativa dal 1967 – e festeggia il ritorno alla sua storica sede di Torino, che – rinnovata dalla Carlo Ratti Associati – diventa un esempio di architettura digitale attenta all’ecologia e ospita, oltre alla fondazione, uno spazio di lavoro condiviso affidato a Talent Garden, la più grande rete europea di co-working, e un bar-ristorante automatizzato, senza camerieri. «L’idea – spiega il direttore Andrea Gavosto – è quella che diventi un palazzo aperto a tutta la città in cui discutere i temi cardine della nostra attività: scuola, imprenditorialità, innovazione».
Cinquant’anni di impegno culturale e sociale che la Fondazione celebra oggi – cerimonia alle 18 nell’auditorium della sede di via Giacosa 38, davanti al Parco del Valentino – alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accolto dalla presidente della Fondazione Maria Sole Agnelli e dal vice presidente John Elkann. Alla cerimonia saranno presenti anche l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che farà un intervento, e la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, il presidente della Regione Sergio Chiamparino e la sindaca Chiara Appendino.

 

La Fondazione torna nell’edificio – già casa del senatore Giovanni Agnelli, tra i fondatori della Fiat nel 1899 – che l’ha ospitata dal 1970 al 2011 ma che oggi si presenta profondamente rinnovato. In tutto 6500 metri quadri che ospitano gli uffici nell’edificio storico restaurato e spazi di co-working in 3000 mq con 350 innovatori fra start up, freelance, agenzie.

 

L’innovazione più curiosa è la «bolla termica», un sistema che permette ad ogni utente di impostare la temperatura preferita e a dei sensori di «seguirlo» in modo anonimo nei suoi spostamenti. Se la postazione di lavoro è inutilizzata il sistema entra in pausa. Anche le attrezzature sportive, nelle aree relax arredate con reti sospese per riunioni informali, servono per produrre energia.

 

Un capitolo a parte è quello del ristorante-bar «Gastronomia Torino», che aprirà entro la fine di giugno: niente più camerieri (tranne uno alla caffetteria) ma una parete di armadietti dove si ritirano i piatti e una colonna, con schermi touch, per ordinare e pagare. Su ogni anta c’è una fotografia di Torino, scelta dall’art director della Stampa Cynthia Sgarallino dall’archivio del giornale, della Fiat o da altri archivi.

 

Nell’edificio – con opere d’arte di Olafur Eliasson, Blair Thurman e della Galleria Franco Noero – ci saranno anche la Scuola di alta formazione al management e il Centro sull’imprenditorialità e innovazione del Politecnico, così come continueranno o partiranno collaborazioni con Iit, Google, Comau e altri. Una sede che guarda al futuro per una Fondazione che, spiega il direttore Gavosto, «rimane fedele alla sua mission, quella di un istituto indipendente di ricerca nel campo delle scienze umane e sociali che vuole contribuire al progresso del Paese soprattutto nel settore dell’istruzione», su cui si è concentrata negli ultimi 10 anni. Da qui progetti come il portale di orientamento Educopio.it, «L’italiano per studiare», dedicato ai figli degli immigrati, e nuovi laboratori didattici, con robot educativi.

LA STAMPA

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