“La Madonna come drag queen”. Bufera sul manifesto del gay pride

Scoppia la bufera sul manifesto del Perugia Pride Village.

Il motivo del contendere è un cartellone pubblicitario realizzato dagli organizzatori della manifestazione, in cui si vede una donna velata che richiama inequivocabilmente la Madonna, vestita da drag queen.

L’immagine parla chiaro. La Maria in versione omosessuale ha il velo candido in testa, l’aureola, il trucco esagerato in viso e un cuore circondato di raggi in mano, così vicino alla rappresentazione che l’arte sacra fa del Cuore Immacolato di Maria. Difficile non vedere una provocazione. Ma ognuno giudichi per sé: basta guardare l’immagine per farsi un’idea (guarda qui la foto).

Come prevedibile il manifesto ha suscitato un polverone di polemiche. “Non si può invocare il rispetto dei propri diritti, battagliare contro le discriminazioni e gli insulti e poi diffondere immagini come queste sulla Madonna che offendono chi crede”, ha scritto su Facebook Marco Squarta, consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Umbria. “Pessimo gusto..anzi disgustoso”.

Gli organizzatori del Perugia Pride Village, però, si nascondono dietro un dito. “Mi preoccupa che il consigliere Squarta non sappia riconoscere una Drag Queen da una Madonna – scrive Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Lgbt e vicepresidente Arcigay – ma visto che è così confuso sulla laicità delle istituzioni lo invitiamo caldamente a partecipare al Perugia Pride Village 2017″. In molti hanno fatto notare a Bucaioni che quell’aureola e il cuore “immacolato” in mano alla drag queen sono un richiamo molto, troppo esplicito alle icone sacre del cristianesimo. E così gli organizzatori del Pride, nato “da un idea del Gruppo Giovani dell’Associazione Arcigay Arcilesbica Omphalos“, hanno precisato in una nota la loro posizione. Definendo le reazioni dei partiti e dei cattolici “un pensiero discriminatorio” figlio della “omofobia più nascosta” che viene “smascherata con un po’ di trucco e uno scatto fotografico ben fatto”. “I nostri pride scandalizzano, irritano, destabilizzano. E lo fanno di proposito – si legge nella nota -. Ci si scandalizza alla percezione di qualcosa di sacro accostato a qualcosa che si ritiene sbagliato non degno di rispetto. Dimostrando nei fatti che ciò che di sbagliato si vede sono semplicemente le nostre drag queen, le nostre persone transessuali, i gay, le lesbiche o le persone intersex”.

La polemica ha lambito anche l’amministrazione del Comune di Perugia, guidata dalla giunta di centrodestra del sindaco Andrea Romizi. Che si è trovato nel mezzo di una tormenta inaspettata. Sebbene il Comune avesse concesso il patrocinio al Pride, infatti, “la locandina non rientra nel materiale di comunicazione oggetto del patrocinio”. “Sin dal suo insediamento – si legge nella nota – l’Amministrazione Comunale si è sempre dimostrata rispettosa nei confronti di ogni sensibilità espressa, riconoscendovi manifestazioni di libertà”. Ma “il messaggio evocato dall’immagine e le reazioni che ne stanno scaturendo appaiono in contraddizione con quanto pubblicato nel manifesto dell’edizione 2017, laddove si legge che il ‘Perugia Pride Village torna a scardinare le gabbie di odio che opprimono le nostre identità'”. Perché la “libertà non può mai prescindere dal rispetto”. E il rispetto va dato anche a chi venera la Madonna come la madre di Dio e non come una drag queen.

IL GIORNALE
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