Polemica sui maestri trasferiti al Sud. “Più della metà ha usato la legge 104”

SALVO INTRAVAIA

Record di (lunghi) trasferimenti verso le regioni meridionali grazie alla legge 104. Qualche giorno fa, il ministero dell’Istruzione ha reso noti i dati sui cosiddetti “movimenti” (trasferimenti, passaggi di cattedra e di ruolo, provinciali e interprovinciali) richiesti dai maestri di scuola elementare, molti dei quali spediti al Nord dalla Buona scuola del governo Renzi. E non mancano le sorprese. Perché, su oltre mille movimenti interprovinciali chiesti verso le regioni meridionali, oltre la metà (il 53 per cento) è stata possibile grazie alla norma che tutela alcune categorie di persone. In primis, chi deve assistere un conbiuge o figlio disabile grazie alla legge 104.

Un passo indietro. Parliamo di spostamenti che in genere si ottengono in base al punteggio per titoli e anzianità di servizio. Ma anche in base alle tutele (“precedenze”) previste per alcuni casi particolari. Il più comune è l’applicazione della legge 104 sulla tutela dei disabili. Gli altri casi disciplinati (perdenti posto, coniugi di militari, personale che ricopre cariche pubbliche e sindacalisti al rientro dal distacco) sono evidentemente residuali. A livello nazionale, la quota di trasferimenti agevolati è attorno al 21 per cento.

Al Nord è bassissima: riguarda appena un trasferimento interprovinciale ogni cento. Mentre al Sud oltre metà dei maestri rientrati a casa ha “scavalcato” colleghi con un punteggio maggiore grazie alla legge 104. Sulla questione, già due anni fa, scoppiò la polemica e il Miur assicurò controlli stringenti per stanare i potenziali furbetti. Ma la percentuale dei trasferimenti verso le regioni meridionali con “precedenza” sorprende anche i dirigenti. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), è netto: «Nessuno mette in discussione l’importanza della legge 104. Ma questi dati fanno temere un abuso e una totale assenza di presupposti alla base delle certificazioni. O ci sono due Italie, con due livelli di cagionevolezza completamente diversi, o dobbiamo pensare ad abusi in alcune parti del Paese. Altrimenti questi numeri non si giustificano. Le pubbliche amministrazioni si mettano in condizione di fare controlli più stringenti, soprattutto in alcune aree».

È la Calabria la regione che detiene il record: 100 movimenti interprovinciali agevolati su 130. Un 77 per cento che stride con i dati di Lombardia e Piemonte, entrambe sotto l’1 per cento, o del Friuli dove neppure un trasferimento è stato agevolato. Nelle regioni dell’Italia centrale (Umbria, Marche, Lazio e Toscana) la quota di trasferimenti determinati dalle precedenze non raggiunge il 5 per cento. Mentre Sicilia e Campania, con 68 e 65 per cento, sono seconda e terza in classifica. E a livello provinciale si registrano sbalzi ancor più consistenti: in provincia di Cosenza, 33 dei 36 maestri che hanno ottenuto il trasferimento da un’altra provincia hanno scavalcato tutti appoggiandosi alla 104. Un vero e proprio record (92 per cento) che neppure Agrigento arriva a scalfire: con 10 movimenti su 11, si ferma al 91 per cento.

Anche il sindacato auspica controlli più accurati. Lena Gissi, segretaria della Cisl scuola, chiede «più controlli, ma non a macchia di leopardo». «Servirebbe — spiega — un coordinamento del governo per portare avanti queste verifiche. Le differenze nei numeri tra Nord e Sud potrebbero essere determinate dai diversi sistemi sanitari, che sono a gestione regionale, e con diverse sensibilità rispetto alle tutele. Come sindacato non abbiamo interesse a difendere i furbi, ma è pur vero che al Sud ci sono situazioni di povertà e deprivazione tali da spingere i cittadini a cercare più tutele

REP.IT

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