Vaticano, si studia la scomunica contro i corrotti: “Sforzo per creare una cultura della giustizia”

Dopo la scomunica ai mafiosi, il Vaticano sta studiando la possibilità di allargare la pena canonica anche al tema della corruzione. È quello che emerge dall’attività del gruppo di lavoro che si è riunito il 15 giugno scorso nel primo “Dibattito internazionale sulla corruzione” nello Stato Pontificio. I membri dell’apposita consulta del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale hanno infatti analizzato l’intreccio della corruzione con le mafie e il crimine organizzato, assieme a circa 50 tra magistrati antimafia e anticorruzione, vescovi, istituzioni e studiosi di ogni genere.

Nel 2014, durante una messa a Sibari (Cosenza) davanti a duecentomila persone, Papa Francesco pronunciò uno storico discorso annunciando la scomunica per coloro che appartengono alla criminalità organizzata. Un tema che fa molto discutere e che adesso sembra volersi allargare anche alla piaga della corruzione.

“La lotta alla corruzione e alle mafie, si è detto, è una questione non solo di legalità, ma di civiltà”, sottolinea un comunicato del Vaticano. Per questo il gruppo di lavoro che ha dato vita al seminario “sta provvedendo all’elaborazione di un testo condiviso che guiderà i lavori successivi e le future iniziative. Tra queste, si segnala al momento la necessità di approfondire, a livello internazionale e di dottrina giuridica della Chiesa, la questione relativa alla scomunica per corruzione e associazione mafiosa”.

Il cardinale Peter Turkson ha motivato così questa riunione: “Abbiamo pensato questo incontro per far fronte a un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona. Noi vogliamo affermare che non si può mai calpestare, negare, ostacolare la dignità delle persone. Quindi spetta a noi, con questo Dicastero, saper proteggere e promuovere il rispetto per la dignità della persona. E per questo cerchiamo di attirare l’attenzione su questo argomento”.

Per l’arcivescovo Silvano M. Tomasi, l’obiettivo è “sensibilizzare l’opinione pubblica, identificare passi concreti che possano aiutare ad arrivare a delle politiche e delle leggi eventualmente che prevengano la corruzione, perché la corruzione è come un tarlo che si infiltra nei processi di sviluppo per i Paesi poveri o nei Paesi ricchi, che rovina le relazioni tra istituzioni e tra persone. Quindi lo sforzo che stiamo facendo è quello di creare una mentalità, una cultura della giustizia che combatta la corruzione per provvedere al bene comune”.

REP.IT

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