Scontri in piazza Santa Giulia, arriva anche l’anti-sommossa

lodovico poletto
torino

Scena numero uno: la polizia presidia l’accesso a via Giulia di Barolo, per marcare il territorio. Il messaggio è chiaro: mai più aggressioni alle forze dell’ordine, come quella di dieci giorni fa proprio in questa zona. Scena numero due: alle 22, dopo due ore di presidio, accompagnato da qualche coro, e piccole provocazioni che cadono nel vuoto, gli agenti anti sommossa lasciano Vanchiglia, e le sue strade della movida. Restano un funzionario donna e tre o quattro poliziotti in borghese.

Scena numero tre: la piazza si coalizza, la gente della movida si salda con i 20 ragazzi dei centri sociali che hanno contestato gli agenti. Circondano i poliziotti. Li insultano, li minacciano. Li accompagnano con cori e qualche lancio di sputi e un pallone, verso le auto.

Gli spintoni

Che cosa scateni la piazza e la violenza è un mistero. Davanti ad un locale volano i primi spintoni, e i poliziotti vengono picchiati. In un attimo la scena cambia e in piazza ripiombano gli agenti del reparto anti-sommossa. Entrano in massa da via Giulia di Barolo e travolgono tutto. Inseguendo chi ha aggredito i colleghi in borghese. Manganelli e gente in fuga. Tavolini e sedie travolti. Botte davanti ai bar e bottiglie che volano, la tranquilla movida di Vanchiglia diventa battaglia, e non è un’esagerazione. Volano sedie e si schiantano bottiglie e bicchieri. Chi cena fugge terrorizzato. Botte, urla, pianti, e sirene. Altri agenti.

 

Il panico

Nel bar dove fanno l’aperitivo dei bimbi, dove ci sono mamme con i piccoli in braccio, papà che giocano e scherzano, la gente si rifugia nel locale. Volano manganellate. E la gente scappa. Sono dieci minuti di delirio. Che lasciano un tappeto di rottami. Dieci minuti e la piazza torna calma. Ma la saldatura che alle 9 di sera nessuno riusciva a vedere, c’è stata. Movida e centri sociali hanno trovato un nemico comune. Lo diceva già un’ora prima una portavoce di Askatasuna:«I fatti di sabato ai Murazzi non sono cosa nostra. Sono la reazione di gente esasperata. Gente normale. Che poi ci ha girato il video che ha realizzato lungo il Po».

E che questa sia una reazione isterica della piazza lo si è visto qualche attimo prima che gli agenti in borghese e la dottoressa che dirigeva il servizio fossero assaliti. Lo si è visto quando dei ragazzi «normali» si sono messi ad urlare insulti e minacce in faccia ad una poliziotta senza divisa: «Vai via p…! Devi andare te via da qui, vai via».

I locali tirano giù le serrande. Quelli della distilleria Quaglia ritirano i tavoli, abbandonati in fretta e furia dai clienti che stavano cenando. I controlli scattati alle otto di sera mentre la piazza era ancora semi deserta e tranquilla sono un ricordo, appannato. Non c’è stato linciaggio, ma aggressioni. E la reazione è stata decisa. Di massa. E assolutamente prevedibile. «Cercata» dicono davanti ai dehors distrutti. «Inevitabile» replicano gli uomini in divisa.

La piazza in silenzio Alle 23,10 la polizia se ne va. Quel che è fatto e fatto. Resta una folla di gente che, appena l’ultimo blindato lascia la piazza, smette di urlare.

LA STAMPA

 

 

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