La rottura dopo l’invito a Matteo a non correre per Palazzo Chigi
Si è fatta sera, Romano Prodi è appena tornato nella sua casa bolognese di via Gerusalemme, inseguito dai tanti – politici, giornalisti, amici – che da ore lo cercano per una interpretazione “più autentica” della nota che lui stesso ha diffuso qualche ora prima, con quella metafora della tenda che si allontana dai territori del Pd. Il Professore sorride: «Non parlo, non parlo, non parlo! Parla la nota. E ora mi ritiro in pace…». Una pace relativa. Da un mese Romano Prodi sta vivendo una seconda giovinezza: alle presentazioni del suo ultimo libro, la gente si mette in fila per ottenerne un autografo e quando compare in pubblico si alzano standing ovation che neppure quando era il leader dell’Ulivo… Ma il fenomeno più sorprendente che riguarda Prodi è quello dei politici ancora in campo che si sono messi in “fila” per ottenerne la laica “benedizione”: Matteo Renzi, Giuliano Pisapia, Enrico Letta. O che chiedono consigli: come Laura Boldrini o Carlo Calenda.
Dunque, è stata una forte irritazione ad ispirare la nota del Professore con la metafora della tenda che si allontana dal Pd. «Io – dice Prodi – mi limito ad osservare che, in assenza di divergenze strategiche, nel centrosinistra se si continua sulle divisioni personali, si rischia lo stallo totale. Io non faccio il tifo per nessuna delle parti in gioco».
Ecco perché nel loro incontro riservatissimo di metà giugno all’hotel Santa Chiara Matteo Renzi, Romano Prodi e Arturo Parisi avevano cercato una possibile intesa sul futuro. E avevano esplorato una strada, che finora è rimasta inedita. Prodi, ma a sorpresa anche Renzi, avevano convenuto sul fatto che il leader del Pd al momento resta un elemento divisivo: con lui candidato a palazzo Chigi le due aree del centrosinistra sono destinate a guerreggiarsi.
Partendo da questa premessa Prodi aveva sostenuto – ma l’altro aveva annuito – che la cosa migliore è che Renzi si dedichi a potenziare e irrobustire il partito, mentre come candidato per palazzo Chigi si dovrebbe trovare un candidato che metta d’accordo tutte le aree del centro-sinistra. Per esempio Enrico Letta. Renzi non ha opposto, sul momento, resistenze a questa via d’uscita. Anche se in quelle ore era parso interessato soprattutto a capire se il Professore avesse intenzione di partecipare alla manifestazione di Pisapia-Bersani il primo luglio a Santi Apostoli. Prodi aveva spiegato a Renzi che lui intende svolgere un ruolo da collante, «sono una specie di Vinavil» e dunque non era sua intenzione essere in piazza.
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