Da Prodi a Sala le critiche a Renzi E Franceschini: il Pd non divida

È una giornata particolare, in cui Renzi ricorda l’iconografia di San Sebastiano, perché in effetti viene trafitto un po’ da tutti: con diverse sfumature lo attaccano, lo criticano, lo indeboliscono, da Prodi a Veltroni, dal sindaco Sala ai ministri Franceschini e Delrio. La presunta colpa di Renzi è in parte Renzi stesso, per quasi tutti è ormai troppo «divisivo» e invece il centrosinistra dovrebbe essere unito. La colpa ulteriore è l’analisi che ha fatto delle Amministrative, quel dirsi esasperato dagli attacchi interni, quel rimarcare che al momento non ha alcun voglia di investire in una coalizione.

Le frecce

Le frecce contro Renzi vengono scagliate in un pomeriggio in cui la sua stessa leadership viene messa in discussione.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parla di «errori fatti» alle elezioni, dice che i dirigenti del Pd non hanno avuto «abbastanza supporto» sul territorio. Dario Franceschini pubblica un grafico con il calo di consensi del Pd, negli ultimi 4 anni, in città come Verona, Genova, Parma e l’Aquila: «Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Che il Pd è nato per unire e non per dividere?», è la domanda. Lorenzo Guerini risponde così: «Se ne discuta in Direzione, non servono esasperazioni».

La metafora

Ma anche Walter Veltroni è molto diretto: «Gliel’ho detto anche faccia a faccia, gli consiglio di cambiare passo, serve una nuova stagione». Ma l’affondo più duro arriva da Romano Prodi: «Leggo che il segretario mi invita a spostare un po’ più in là la mia tenda, lo farò senza difficoltà, la mia tenda è leggera, intanto l’ho messa nello zaino». La metafora allude al fatto che non è iscritto al Pd ma che si considera vicino agli ideali del partito, in una distanza politica che l’immagine di una tenda aiuta a definire. Graziano Delrio commenta così: «Spero che la tenda la ritiri fuori». Gianni Cuperlo: «Renzi divide invece di unire». Le parole di Prodi vengono subito dopo l’analisi di Renzi: «Quelli che invocano la coalizione di centrosinistra larga il più possibile fanno il gioco del centrodestra, e non del Pd».

Le visioni opposte

Insomma si confrontano due visioni opposte: Renzi è convinto di staccare in modo definitivo il Pd dagli ex, da tutti coloro che se sono andati, da Bersani e da D’Alema e se del caso anche da Pisapia, gli altri sostengono che è la strategia sbagliata. Come il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che parla di «autosufficienza e arroganza».Ieri Renzi si è detto «esasperato» dalle polemiche, ha attribuito loro le ragioni della sconfitta. E se i suoi, dal vicesegretario Martina al capogruppo Rosato, dicono che con Prodi non c’è alcun problema, in realtà sembra che una guerra politica dagli esiti imprevedibili sia già iniziata. Renzi fa persino autocritica sugli 80 euro («Ho sbagliato a presentarli come una televendita»), promette che tirerà fuori «un progetto serio sul Paese stando lontano dalle polemiche interne», e aggiunge che una discussione sulle coalizioni oggi «è artificiale. Su questo argomento farò una moratoria, non ci sto al ritorno alle correnti o ai cespugli».

CORRIERE.IT

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