Caos Venezuela: elicottero attacca la Corte Suprema, soldati in Parlamento

Alta tensione a Caracas dopo che un elicottero ha sganciato granate contro la sede della Corte Suprema venezuelana, vicina al presidente Maduro. Un attacco messo a segno da un poliziotto dissidente che su Instagram ha chiesto le dimissioni del presidente e l’unione del popolo e delle forze armate contro il regime.
Proprio la decisione presa a fine marzo della Corte suprema di esautorare il Parlamento venezuelano, controllato dall’opposizione, è all’origine dell’ondata di proteste anti Maduro proseguite senza sosta e represse nel sangue.
Proteste condotte finora in modo pacifico. L’attacco armato di stanotte invece, per quanto non abbia causato feriti, ha offerto un pretesto a Maduro — che ha parlato di «attacco terroristico» — per dispiegare le forze armate nel centro di Caracas e far entrare militari in Parlamento dove si sono registrati scontri con deputati e senatori.

Molti residenti nel centro di Caracas hanno visto e fotografato l’elicottero, che esibiva su uno dei lati una bandiera con lo slogan «Libertà 350», in allusione a un articolo della Costituzione venezuelana che autorizza la rivolta contro autorità antidemocratiche. E sui social circola un video che riprende la scena.

Intervento in tv

Il presidente venezuelano ha parlato in tv spiegando con toni duri la situazione: «Questo attacco poteva causare una tragedia con decine di morti e feriti», «granate sono state lanciate da un elicottero della Polizia scientifica venezuelana contro la sede del Tribunale supremo di giustizia», «è il tipo di attacco che sto denunciando da tempo», ha detto aggiungendo che alla guida dell’elicottero c’era un agente dissidente dell’intelligence che è riuscito a fuggire e che è ora ricercato dalle forze speciali del governo. Si tratta di Oscar Rodriguez, un agente della Brigata di azioni speciali (Bae) della Polizia scientifica con più di 15 anni di esperienza, che in un manifesto pubblicato su Instagram ha detto di rappresentare «una alleanza di funzionari militari, poliziotti e civili, alla ricerca di un equilibrio e contro questo governo transitorio e criminale».

L’attacco

Rodriguez è entrato in azione intorno alle 18 locali (mezzanotte in Italia) alla guida di un elicottero della Polizia scientifica, sorvolando a bassa quota il centro della città: nelle numerose fotografie pubblicate sui social si vede su uno dei suoi lati una bandiera con lo slogan «Libertà 350», in allusione a un articolo della Costituzione venezuelana che autorizza la rivolta contro autorità antidemocratiche. Come è stato poi ricostruito dal ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, l’elicottero si è diretto prima al ministero degli Interni – dove si svolgeva un incontro con la stampa – e poi alla sede del Tribunale Supremo di Giustizia. Dal velivolo sono stati sparati vari colpi di arma da fuoco e lanciate quattro granate, ma non si sono registrati feriti.

Esautorata la procuratrice anti Maduro

L’attaco in elicottero, inoltre, è giunto al termine di una giornata già segnata da una forte tensione, che si è aperta con un bilancio di due morti – un agente della Guardia nazionale e un manifestante 17enne – dopo una notte di caos e saccheggi ad Aragua e si è chiusa con l’esautoramento definitivo della procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz – critica del governo – da parte del Tribunale supremo. Il Venezuela «sta affrontando il peggiore pericolo della sua storia repubblicana», «non è più uno Stato di diritto, è uno Stato di polizia»aveva denunciato la procuratrice, una chavista di ferro diventata la spina nel fianco del governo di Nicolas Maduro.

CORRIERE.IT

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