Il Nasdaq piega le Borse, Milano a -1,6%. Pioggia di vendite sui bond sovrani
–di Eleonora Micheli
Chiusura in rosso per le Borse europee (segui qui i principali indici), nel penultimo giorno del primo semestre 2017. L’andamento negativo del Nasdaq ha incoraggiato gli ordini in vendita. Così nel pomeriggio tutti gli indici europei sono peggiorati, nonostante negli Stati Uniti sia stata rivista al rialzo la stima sull’andamento del pil del primo trimestre, salito dell’1,4% e non dell’1,2% come indicato in precedenza. Milano ha terminato le contrattazioni in ribasso dell’1,63%. L’indice delle Mid cap ha lasciato sul parterre l’1,99%.
A Piazza Affari sono state vendute a piene mani quasi tutte le blue chips, fatta eccezione di Banco Bpm(+3,45%) eUbi Banca (+2,38%). Quest’ultima a due giorni dalla chiusura con successo dell’aumento di capitale da 400 milioni di euro. Anche le altre banche italiane hanno tentato di arginare le perdite, continuando a beneficiare dello scampato bail-in degli istituti veneti. In più il comparto bancario è andato bene anche nel resto del mondo, soprattutto dopo che i principali istituti americani hanno superato l’esame degli stress test. Sono invece andate male le azioni del settore auto, pagando ancora dazio ai timori del rallentamento delle vendite negli States. Fiat Chrysler Automobiles ha lasciato sul parterre il 3%,Ferrarii il 2,59%. Della galassia Agnelli hanno fatto male anche le Cnh Industrial (-3,6%) e le Exorr (-3,29%).
Dollaro in calo, l’euro sui massimi da oltre un anno, su anche lo spread
Sul fronte dei cambi, l’euro ha continuato a correre portandosi sopra la soglia di 1,14 sul biglietto verde, massimo da oltre un anno (segui qui l’andamento dell’euro contro le principali divise e qui quello del dollaro) , nonostante la revisione al rialzo del pil Usa. Ieri il cambio aveva addirittura ritracciato sotto l’1,13 dopo i rumors sulla Bce. A questo punto, secondo gli analisti di Mps Capital services, non è da escludere un’ultima gamba rialzista che potrebbe essere confinata ad 1,15, o poco sopra. «Confermiamo, comunque, la nostra idea di un ritracciamento del cambio nel corso dell’estate» scrivono gli esperti. Una delle migliori valute è la sterlina dopo che Carney, il governatore della BoE, ha affermato che i tassi di riferimento potrebbero presto aumentare (segui qui euro/sterlina sceso dal livello più alto da novembre tornando a scambiare poco sotto lo 0,88). Sul fronte delle obbligazioni, è risalito lo spread tra BTp-Bund portandosi in area 170 punti.,
Sesta seduta di rialzo per il prezzo del greggio
Le quotazioni petrolifere sono in rialzo per la sesta seduta consecutiva con il Brent tornato in prossimità dei 48 dollari al barile e il qti scabiato sopra i 45 dollari al barile(segui qui l’andamento di Brent e Wti). I prezzi hanno infatti risentito positivamente del calo inatteso delle scorte di benzina Usa e, soprattutto, della forte discesa della produzione a stelle e strisce. Quest’ultima ha infatti registrato il calo più marcato da un anno (100mila barili al giorno), scendendo al minimo da oltre due mesi.
Usa, rivisto al rialzo Pil I trimestre. Sussidi peggiori delle attese
L’economia americana è cresciuta nel primo trimestre a passo più sostenuto rispetto a quanto inizialmente anticipato. E’ quanto emerge dalla lettura finale del dato diffuso dal dipartimento al Commercio americano, secondo cui il Pil è cresciuto dell’1,4%, contro l’1,2% della stima intermedia e lo 0,7% della stima preliminare. Il dato è migliore delle previsioni degli analisti, che attendevano un dato invariato rispetto alla lettura intermedia. Il Pil era salito del 2,1% nel quarto trimestre 2016. Sul fronte del mercato del lavoro, nei sette giorni conclusi il 24 giugno il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è aumentato, rimanendo comunque in linea con i recenti progressi del mercato del lavoro. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate di 2.000 unità a 244.000, contro le 242.000 della settimana precedente (rivisto al rialzo dalle 241.000 della prima stima). L’indice è peggiore delle previsioni, visto che gli analisti attendevano un dato a 241.000 unità. Il valore si attesta in media sotto quota 300.000 da 121 settimane, la serie migliore dal 1970. La media delle quattro settimane, più attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni del mercato, è scesa da 244.750 a 242.750 unità. Il numero complessivo dei lavoratori che ricevono sussidi di disoccupazione per più di una settimana – relativo alla settimana terminata il 17 giugno, l’ultima per la quale è disponibile il dato – è cresciuto di 6.000 unità a 1,948 milioni, segnando il quarto aumento consecutivo.
La fiducia nell’economia in Europa sale ai massimi da agosto 2007
A giugno l’indice europeo che misura la fiducia nell’economia dei soggetti economici Esi (Economic Sentiment Indicator) è aumentato in misura marcata nella zona euro di 1,9 punti portandosi a quota 111,1 e nella Ue di 1,6 punti portandosi a quota 111,3 punti, raggiungendo così i livelli più alti da agosto 2007. E’ la conferma che l’Unione europea è arrivata nella percezione degli attori economici dei diversi settori e dei consumatori ai livelli precedenti la grande crisi finanziaria. Tra le grandi economie della zona euro l’indice Esi è aumentato fortemente in Germani (+2,4 punti), Francia (+2,2), Olanda (+1,6), più leggermente in Spagna (+0,5) mentre è rimasto invariato in Italia.
BTp: pioggia di vendite su governativi, Italia tra più colpiti con spread a 170
Si accentua la fase di selloff sui bond governativi che ha visto schizzare i rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona negli ultimi giorni. La pioggia di vendite non ha risparmiato nessuno, Germania in testa, ma ha bersagliato l’Italia più di altri con lo spread che è salito in chiusura di giornata a 170 punti base. Il differenziale di rendimento tra il decennale italiano benchmark (Isin IT0005240830) e il pari scadenza tedesco è aumentato di 4 punti base rispetto a ieri (166 pb), mentre il rendimento dei decennali italiani è schizzato al 2,16% in chiusura dal 2,03% di ieri, dopo essere stato attorno all’1,90% appena tre giorni fa.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)