L’adunata che benedice la rivolta

Marcello Sorgi
roma

Quando si farà la storia degli ultimi tormentati mesi che stanno precedendo la fine della legislatura, e lo scontro, anche in Italia – dopo Inghilterra, Olanda e Francia – tra il fronte governista-europeista e quello sovranista-populista, la sera del 29 giugno 2017 nella piazza del Municipio di Garda, sul lago omonimo, verrà ricordata come quella di una data e di un luogo simbolici.

 Se infatti come molti temono, e come ogni giorno sembra più probabile, specie dopo l’invasione di migranti che si annuncia per l’estate, Movimento 5 Stelle e Lega, da soli o con Fratelli d’Italia e qualche immancabile aiutino trasformistico, in Parlamento dovessero avere la maggioranza per formare un governo, a discapito di qualsiasi altra combinazione e alleanza, tradizionale o di larghe intese, questa serata, inserita in una delle tante rassegne estive che riproducono dal vivo il format dei talk-show televisivi, e minimizzata nel significato dai diretti interessati, a dispetto di ogni illazione giornalistica, dovrà invece essere rivalutata e considerata fondamentale per la costruzione dell’asse tra Grillo, Casaleggio e Salvini.

Il leader della Lega avrebbe dovuto essere sul palco, ieri sera, ma all’ultimo momento s’è fatto sostituire dal suo braccio destro e vicesegretario federale Giancarlo Giorgetti. Subito dopo, per una quasi simultanea intervista mirata a far emergere i punti di contatto delle strategie dei due movimenti, è intervenuto il vicepresidente della Camera e ormai quasi certo candidato premier stellato Luigi Di Maio. Come spesso succede in occasioni del genere, le parole più importanti non sono state dette ai microfoni, ma lontano da orecchie indiscrete. E più importante di tutto era l’atmosfera che lasciava percepire, nel pubblico, grande curiosità per quella che tra meno di un anno – se anche in Italia le forze tradizionali di centrosinistra e centrodestra non saranno in grado di ripetere il miracolo verificatosi solo due settimane fa a Parigi – potrebbe diventare l’estemporanea alleanza chiamata a guidare il primo grande Paese europeo caduto in mano a quelli che si oppongono con qualsiasi mezzo all’euro, all’invasione degli immigrati e alla cosiddetta «dittatura» dell’Unione europea.

 

Non era insomma uno di quei classici eventi politici, che nel secolo scorso contrassegnavano svolte politiche importanti o le anticipavano. Niente a che vedere, per intendersi, con l’incontro di Pralognan, in alta Savoia, nel ’56, in cui Saragat e Nenni ponevano le basi per la riunificazione socialista, dopo l’emergere degli orrori dei periodo staliniano, e neppure con quegli inutili faccia a faccia Pci-Psi degli Anni Ottanta alle Frattocchie in cui Berlinguer e Craxi facevano finta di non odiarsi, o quei misteriosi pranzi segreti in sordide trattorie della via Appia (a Roma ribattezzate «bugliaccari»), dove si davano appuntamento De Mita e Berlinguer, per scambiarsi reciproci timori e studiare come liberarsi del governo a guida socialista.

 

Piuttosto, l’aria che si respirava a Garda era la stessa del recente appuntamento «Sum #01 Capire il futuro», organizzato l’8 aprile a Ivrea – tramite la stessa agenzia «Visverbi» che ha messo su la rassegna «Garda d’autore» – da Davide Casaleggio con Beppe Grillo a un anno dalla scomparsa del padre Gianroberto, l’ingegnere-guru inventore, con l’ex comico, del Movimento 5 Stelle e dell’algoritmo che consente ora al figlio di governare attraverso Internet una fetta di opinione pubblica pari a un quarto, e forse a un terzo, dell’elettorato italiano. Anche lì, nessun discorso esplicito, solo un commosso rimpianto dell’uomo che sognava la rivoluzione attraverso la rete, e forse sarebbe riuscito a farla, se la morte non l’avesse strappato prima alla sua famiglia e al suo movimento.

 

L’aspetto più sorprendente di ciò che sta accadendo riguarda l’attenzione con cui queste iniziative vengono seguite e la qualità della gente che si accomoda in platea: imprenditori, dirigenti d’azienda, giovani e anziani. Un pezzo di società civile del Nord che si muove, come già accadde ventiquattro anni fa alla discesa in campo di Berlusconi, in cerca di un’alternativa al sistema attuale dei partiti e al governo, che pure sta affrontando i più gravi problemi italiani. È a questa parte dell’Italia – la più dinamica, la più ricca, la sola che sia riuscita ad agganciare la ripresa economica ovunque più forte in Europa – che Grillo e Casaleggio, con l’aiuto consapevole di Salvini, si rivolgono, in vista delle elezioni politiche di cui si sta consumando una lunga vigilia. Non li preoccupano – perché sanno che non interessano più di tanto gli elettori – le prove modeste che da Roma in su stanno dando gli amministratori a 5 Stelle, i guai delle sindache Appendino e Raggi, la differenza tra gli ultimi risultati elettorali che hanno visto Salvini premiato e Grillo e Casaleggio esclusi dai principali ballottaggi. Sentono che la loro grande occasione si sta avvicinando: e hanno tutte le intenzioni di approfittarne.

LA STAMPA

 

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