Meloni: con FI e Lega la coalizione dei patrioti, ma stop al proporzionale

Roma— Se Fratelli d’Italia continua la sua marcia con un tondo e lusinghiero 5% che, sommato a quello di Lega e Forza Italia, dà il centrodestra in deciso vantaggio sugli altri schieramenti è perché «a differenza di chi ha corteggiato Renzi o flirtato con Grillo, noi siamo gli unici ad avere tenuto la barra dritta».

E se i sondaggi fotografano ormai unanimemente uno schieramento in crescita, nonostante «non sia ancora unito strutturalmente con un programma condiviso», allora «chi di noi continuasse a proporre il sistema proporzionale, anziché un modello maggioritario che premi la coalizione, lo farebbe solo per far perdere il centrodestra».

È netta e decisa Giorgia Meloni, leader di FdI, da sempre sostenitrice della necessità che il centrodestra si presenti unito ma «senza ambiguità». Anche assieme ad altri compagni di viaggio, come le nascenti formazioni centriste, organizzate e guidate però da «quelli che ci hanno scelto quando era più difficile: prima del referendum, e non all’ultimo momento utile».

I numeri vi danno ragione, come FdI e come potenziale coalizione. Cosa manca per tradurre le ipotesi in realtà?
«La prima cosa, la più importante, è una proposta politica da siglare assieme. Io propongo, e lo farò formalmente alla festa di Atreju che si aprirà il 22 settembre, quella che chiamo la “coalizione dei patrioti”».

Chi dovrebbe farne parte?
«Chi voglia difendere l’interesse nazionale, il nostro lavoro, le nostre imprese, i nostri confini, le nostre famiglie e tradizioni: il contrario di quello che è avvenuto negli ultimi anni, con Renzi che ha fatto tutto il possibile per mettere i bastoni tra le ruote alle aziende italiane, basti ricordare l’accordo sul libero scambio Ceta che massacra la nostra economia. E penso che si possa lavorare per un serio programma con Lega, Forza Italia, con le tante proposte civiche che crescono sul territorio e che non hanno affatto solo un’impronta centrista: anzi noi crediamo che FdI possa essere naturale interlocutore di queste esperienze».

A proposito di centristi, c’è posto anche per chi sta arrivando dalla maggioranza e lavora a nuove formazioni?
«Se si va ad una coalizione, più anime si rappresentano e meglio è. Accanto a FI che è il centro liberale, la Lega che porta avanti le istanze del Nord, FdI che si batte per il patriottismo nazionale, si può aggiungere un centro moderato. Però ho qualche dubbio che saremmo credibili se ad organizzarla saranno quelli che hanno governato con Renzi fino a ieri. Cosa diversa se lo facessero i vari Parisi o Quagliariello che ha condotto con noi la battaglia referendaria, mentre chi è stato folgorato sulla via di Damasco potrebbe ricandidarsi col partito che ha lasciato, Forza Italia…».

Lei parla di coalizione ma sulla legge elettorale è ancora nebbia fitta…
«Voglio essere chiara: sostenere il proporzionale quando con un meccanismo maggioritario e unendoci su un programma concreto e serio possiamo crescere anche oltre il 35%, è da pazzi. Per fortuna, sembra che le cose stiano un po’ cambiando, che il tema del premio di governabilità sia più a cuore a tutti: la scorsa settimana c’è stata un’utile e positiva riunione fra i capigruppo di tutti i partiti del centrodestra sul tema della legge elettorale per cercare una proposta unitaria, ed è un passo importante. Evidentemente, anche Berlusconi si è accorto che ormai Renzi è bollito, e che rischiava di rimanere solo lui a volerlo ancora a palazzo Chigi… Speriamo non cambi ancora idea, ma noi andremo avanti comunque su questa strada».

CORRIERE.IT

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