Google penalizzata dalla multa Ue. Preoccupa la crescita dei costi

MILANO – La multa Ue che deprime gli utili come mai era accaduto dallo scoppio della crisi e un trend di crescita dei costi che lascia perplessi gli analisti. Sono gli ingredienti che hanno portato il titolo di Alphabet – la holding di Google – a indebolirsi nel dopo-mercato degli Usa, una volta pubblicata la trimestrale a scambi ufficiali già chiusi.

I risultati del secondo trimestre, spiega infatti Bloomberg, mostrano che la principale fonte di ricavi del gruppo sta registrando una crescita dei costi maggiore rispetto a quella che era la dinamica nel business originale della ricerca via internet. I ricavi di 20,92 miliardi di dollari erano in linea con le stime del consensus, sebbene sotto alcune aspettative ottimistiche. La principale divisuione di Google ha registrato costi per acquisizione del traffico (versati ai partner) pari al 22 per cento dei ricavi, contro il 21 per cento di un anno precedente.

La spiegazione è che le nuove formule pubblicitarie, che vengono dal mobile, da youtube e da altre forme di marketing automatizzato, prevedono la retrocessione di una maggior fetta di denari con questi partner piuttosto di quanto avvenisse con gli spazi pubblicitari che originariamente accompagnavano le ricerche internet. Sta di fatto che il costo totale per acquisire traffico è salito oltre i 5 miliardi di dollari dai 3,98 miliardi dell’anno precedente, più dei 4,8 miliardi del consenso. Il costo per ogni click è inoltre sceso del 23%, più del calo del 14,6% previsto dagli analisti.

I conti restano di tutto rispetto, a testimonianza di come sia sempre alta l’aspettativa verso questa società. Nel secondo trimestre del 2017, la famiglia Google ha registrato 3,52 miliardi di dollari di utili, in ribasso del 27,8% rispetto a 4,88 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. Sul calo maggiore dei profitti dal 2008 ha pesato la multa record per 2,42 miliardi di euro comminata il 27 giugno scorso dalla commissione Ue alla controllata Google, accusata di avere sfruttato la sua posizione dominante nelle ricerche internet per promuovere i propri servizi. Senza la multa – sulla quale il gruppo sta valutanto il da farsi – gli utili sarebbero cresciuti del 28% a 6,3 miliardi. I profitti per azione sono passati a 5,01 dollari da 7 dollari ma sarebbero stati pari a 8,9 dollari senza la multa Ue; il risultato ha comunque battuto le stime degli analisti ferme a 4,49 dollari per azione.

Nel segmento Google – che comprende anche il sito di video Youtube – il fatturato è stato di 25,76 miliardi contro quello pari a 21,31 miliardi dell’anno precedente. Le vendite generate da pubblicità sono salite del 18,4% a 22,67 miliardi; quelle della divisione di Google che comprende le attività cloud, gli smartphone pixel e il sito di app Play Store hanno raggiunto i 3,09 miliardi (+42,3%). La divisione “other bets” (letteralmente, altre scommesse, che comprende progetti e prodotti come i termostati nest) ha messo a segno ricavi per 248 milioni, in aumento dai 185 milioni dell’anno prima. Queste attività restano però non redditizie: la perdita operativa è tuttavia scesa a 772 milioni di dollari da quella pari a 855 milioni dello stesso periodo del 2016.

REP.IT

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