Militari sul piede di guerra: “Qui l’emergenza siamo noi”

«Non abbiamo mezzi, non abbiamo fondi per il vestiario, ci facciamo lasciare il materiale dai colleghi che vanno in pensione»: ieri i rappresentanti dei Cocer delle forze armate e i sindacalisti del comparto sicurezza non le hanno mandate a dire al governo, per l’inizio dei lavori per il rinnovo del contratto a favore del personale per gli anni 2016-2018.

Una misura che arriva troppo in ritardo, peraltro, da quella sentenza della Corte costituzionale che, nel 2015, dichiarò illegittimo il blocco dei rinnovi contrattuali.

Il punto è: come fanno i militari a operare nell’ambito delle emergenze del Paese in condizioni così disagiate? «Per l’emergenza incendi di questi giorni – spiega Marco Cicala, delegato dell’Aeronautica nel Cocer interforze – abbiamo visto quali sono state le difficoltà. Abbiamo una forza armata tra le migliori al mondo, ma è innegabile che i mezzi manchino. Se avessimo avuto i Canadair saremmo stati ancora più efficaci». E, oltre ai mezzi, non ci sono neanche i pezzi di ricambio per gli aerei, così come, per la Marina militare, quelli per le navi, come denunciato da alcuni rappresentanti.

Come poter fare a lavorare in questo modo? E come poter pretendere che il recupero e l’accoglienza migranti possa avvenire senza alcun problema quando il personale viene disincentivato da meno soldi e condizioni di lavoro precarie? A rispondere, ieri pomeriggio, però, non c’erano i ministri, come tutti si aspettavano, ma i sottosegretari alla Difesa, alla Funzione pubblica all’Economia. «Ci saremmo aspettati che fossero presenti i titolari dei ministeri – ha detto Antonello Ciavarelli, del Cocer Guardia Costiera Marina militare -. Va detto che veniamo pagati, per mesi e mesi di navigazione, appena 3 euro all’ora di straordinario. I nostri uomini impegnati nell’emergenza migranti in Sicilia, sulle motovedette, fanno un super lavoro, recuperando tutti questi immigrati e non dico cosa succede a bordo. Ricordo che poi si deve anche pulire, sistemare prima del recupero successivo e tutto per una cifra irrisoria».

Sulla stessa linea Sergio Belviso, del Cocer Marina: «I colleghi – chiarisce – operano in allerta continua per l’allarme terrorismo, l’emergenza migranti, per l’operazione Strade sicure, per eventuali calamità naturali. Nel 2009 parlavamo di un aumento di 123 euro medie mensili. Ora di 85. Ma i soldi saranno molti meno. Per noi gli 85 euro saranno solo il punto di partenza e se questo governo vuol dare un segnale concreto questa possibilità c’è». Di fatto, secondo i vari rappresentanti Cocer e sindacali, i famosi 85 euro di aumento mensile si ridurranno a un massimo di 12 euro. «Come si fa ad aprire un contratto di lavoro – spiega il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli – quando allo stato attuale ci sono 11 euro netti per un agente al mese, che corrispondono a poco più di un’ora di straordinario? Questo contratto viene proposto, guarda caso, prima dell’approvazione della nuova legge di stabilità. Non siamo in grado di fare proposte perché non conosciamo la disponibilità di fondi. E questo è qualcosa di semplicemente assurdo. Dobbiamo affrontare l’emergenza migranti e il controllo del territorio. Le divise ce le dobbiamo comprare. Questo governo deve fare una scelta, deve decidere se la maggior parte delle famiglie degli agenti debba essere collocata vicino alla soglia di povertà, non garantendo l’indipendenza della funzione».

IL GIORNALE

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