Braccio di ferro su Fincantieri-Stx. L’Italia attacca: c’era un accordo

simone gallotti
genova

Ora chi cede rischia di perdere anche la faccia. Ecco perché nella battaglia navale tra Francia e Italia sull’acquisizione di Stx da parte di Fincantieri, l’avvertimento lanciato in serata dal ministro Calenda riassume il livello di tensione raggiunta: «Non accettiamo ultimatum, anche per una questione di dignità e orgoglio nazionale».

Ieri la situazione ha cominciato a precipitare sin dal mattino. Da giorni è in atto il braccio di ferro politico e industriale, ma ancora martedì, nonostante tutto, qualche fiammella di speranza almeno Giuseppe Bono – e parte dell’azienda – continuavano ad alimentarla. Poi l’amministratore delegato del gruppo italiano ha preso atto della situazione e parlando con gli analisti mentre presentava i conti del gruppo, si è lasciato scappare: «La pazienza è finita». Bono ha ricordato il «lungo periodo di negoziazione», minato dalle «continue elezioni in Francia» che «non hanno facilitato il nostro lavoro».

E poi ha attaccato i francesi: «Non siamo meno dei coreani», ha detto riferendosi alla precedente proprietà dei cantieri di Saint-Nazaire da cui il gruppo italiano ha acquistato il 66,6% (il restante è nelle mano dello Stato francese). E ancora: «Noi non abbiamo bisogno di Stx».

 

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Il governo italiano ieri ha fatto capire di essere pronto allo scontro con l’Eliseo: «Su Stx siamo stati chiari fin dal principio. Il precedente governo ha chiesto a Fincantieri di interessarsi, e Fincantieri lo ha fatto con un progetto industriale solido che ha alcune condizioni fondamentali», ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. «Non abbiamo nessuna intenzione di andare avanti se queste condizioni non ci sono». Parigi vuole che le quote siano divise alla pari tra Italia e Francia, ma Roma insiste per avere il controllo del Cda. «Abbiamo dato la nostra disponibilità ad ascoltare le esigenze del nuovo governo, ma non c’è nessun motivo per cui Fincantieri debba rinunciare alla maggioranza e al controllo della società francese» ha detto ieri il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan.

 

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Bruno Le Maire, il ministro dell’economia francese che sta seguendo il dossier, ieri è stato ancor più netto: se l’Italia non accetterà l’offerta presentata dalla Francia su un assetto al 50% per entrambi i paesi, «lo Stato francese eserciterà il suo diritto di prelazione» per poi riaprire il dossier. È l’ultimatum dell’Eliseo, in vista della scadenza di sabato, quando Parigi dovrà scegliere se permettere a Fincantieri di entrare o mettere in atto la nazionalizzazione l’intero pacchetto di Saint-Nazaire. «Non vogliamo correre nessun rischio sul futuro dei posti di lavoro».

 

L’Eliseo potrebbe essere pronto ad una nazionalizzazione temporanea. Una strategia che consentirebbe di evitare l’ira di Bruxelles: qualche mese, il tempo di trovare un altro compratore. Saint-Nazaire ha un ottimo portafoglio ordini e lavoro per i prossimi anni: i pretendenti non mancherebbero e i cantieri tedeschi e olandesi potrebbero decidere di fare il passo per creare il polo europeo della navalmeccanica con il centro di comando in Nord Europa e non nel Mediterraneo. Fincantieri potrebbe comunque ricorrere proprio a Bruxelles per far valere i propri diritti: alla fine un accordo con il governo Hollande era stato firmato e un conto è limare alcuni aspetti, un altro uscire dalla sala comando del cantiere di Saint-Nazaire.

LA STAMPA

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