L’ultimo giorno di Roma con l’acqua
A Roma si stanno per chiudere i rubinetti. E sulla crisi idrica della Capitale si è aperto anche un fronte giudiziario: ieri i carabinieri hanno perquisito la sede di Acea e il presidente di Acea Ato2 Paolo Saccani ha ricevuto un avviso di garanzia per «inquinamento ambientale colposo».
In questa partita ieri è scesa in campo la magistratura, con due iniziative negative per Acea. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico della Capitale, su mandato della procura di Civitavecchia, hanno infatti perquisito la sede aziendale per prelevare documenti sulle «captazioni» dal lago. Ed è giunto un avviso di garanzia per Saccani, a seguito di due denunce presentate da un parlamentare e da alcuni sindaci delle aree intorno al lago. L’accusa: i prelievi esagerati hanno danneggiato l’ecosistema del lago di Bracciano. Un atto dovuto e previsto, secondo l’azienda. Ma, come se non bastasse, il Tribunale delle Acque ha bocciato il ricorso di Acea contro la decisione della Regione Lazio di vietare le captazioni a Bracciano da domani.
La Regione vede confermata la giustezza delle sue iniziative, che definisce imposte dalla legge. Ma ieri Acea ha ribadito con forza che senza i prelievi da Bracciano non ha la possibilità di dare acqua ai romani. Secondo fonti aziendali, i (reali) problemi del lago non dipendono dai prelievi, ma dalla grave siccità in corso e dall’evaporazione causata dal sole, che incide otto volte di più rispetto alle captazioni. Inoltre, anche per la vetustà dell’acquedotto del Peschiera, non sarebbe possibile aumentare l’apporto da questo o altri acquedotti.
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Acea ha presentato in serata un nuovo piano: ipotizza una graduale riduzione dei prelievi da Bracciano, che dovrebbero dimezzarsi intorno al 5 agosto, quando la città si svuoterà. Ma fino a ottobre e alle piogge Roma continuerà a «bere» il lago. In più, tra l’altro, si chiede un commissario per fare le infrastrutture idriche, si prevede la riduzione della pressione di notte e si propone di «restituire» al lago tutti i recuperi di perdite della rete idrica. Dalle stanze del governatore del Lazio Nicola Zingaretti chiariscono: è un piano impraticabile, a maggior ragione dopo il pronunciamento del Tribunale delle Acque. Una soluzione la poteva trovare il governo, con un decreto di Protezione Civile che avrebbe temporaneamente sospeso l’ordinanza del Lazio. Ma l’intervento della magistratura sembra aver convinto Palazzo Chigi a rinunciare. Dunque, da lunedì prossimo Roma potrebbe entrare in crisi.
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